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MONTEPRANDONE – Abbiamo incontrato Patricia Vena, scrittrice e fondatrice del “Caffè Letterario “Novecento”, il 3 aprile all’appuntamento con il tema “Letteratura e Psiche” a Monteprandone. Dopo la lettura di alcuni brani, tra cui poesie di Alda Merini, o il racconto “Casa Occupata” di Julio Cortàzar si apre il dibattito: siamo in grado di fuggire dai fantasmi delle nostre paure?

Ci parli di lei: come si è avvicinata alla letteratura in generale e qual è il suo rapporto con essa? Ha scritto qualche libro?

“Mi sono avvicinata alla letteratura quando ero molto piccola, poiché vedevo mio padre leggere sempre, quando non era al lavoro. Un giorno, prima di iniziare la scuola, gli chiesi di insegnarmi a leggere e lui si mise lì, accanto a me, con tanta pazienza, ed io imparai a leggere. Il mio rapporto con la letteratura è, direi, passionale. Amo leggere ed è un amore che mi accompagna da sempre. Ho scritto e pubblicato diversi libri, sia di poesia che di narrativa, ad esempio “Una storia ed altri racconti”

Cos’è un Caffè Letterario? Come si svolge e qual è lo scopo?

“Un Caffè Letterario, nella mia concezione, è un luogo in cui si parla di letteratura, si affrontano argomenti ad essa legati, si presentano libri ed autori e, fondamentalmente, si coltiva e si accresce la conoscenza della letteratura. Il nostro caffè letterario funziona anche via facebook. Ogni mese proponiamo un argomento sul quale discutere e pubblichiamo sulla pagina del gruppo brani di diversi autori, poesie, critiche, ecc. che poi commentiamo, confrontiamo, e ne discutiamo”.

Da dove nasce l’idea di fondare un Caffè Letterario a Monteprandone? Come giudica la disponibilità e l’accoglienza del Centro Pacetti?

“Ho sempre desiderato aprire un caffè letterario fisicamente parlando, cioè un locale, un bar, dedicato alla letteratura, in cui si svolgessero delle attività letterarie mentre si sorseggia un caffè o altro. Poco dopo l’apertura del Centro Pacetti che subito mi ha colpito per le grandi potenzialità che offre nel campo culturale, mi venne in mente quest’idea: aprire il mio caffè su Facebook, come gruppo, e periodicamente incontrarci al bar del Pacetti, uno spazio più che adatto, per confrontarci personalmente, e subito l’iniziativa ha riscosso tante adesioni. L’accoglienza è semplicemente perfetta! I responsabili del Centro sono sempre pronti ad accoglierci e si mettono a disposizione di questa attività”.

Il suo Caffè Letterario “Novecento” è giunto al quindicesimo appuntamento: come giudica la partecipazione ai vari incontri? È soddisfatta o auspica in un maggior coinvolgimento?

“La soddisfazione è grande, perché dopo quasi due anni l’iniziativa continua a destare interesse e si aggiungono sempre nuovi membri al gruppo. Certo, ci si auspica sempre di crescere, di attirare più persone possibili, ma intanto continuiamo ad andare avanti e il coinvolgimento è sempre maggiore. Inizialmente era difficile far partecipare attivamente la gente agli incontri, per timidezza, o per mancanza di abitudini a parlare in pubblico, ma un po’ alla volta tutti si stanno sciogliendo e cominciano a sentirsi a proprio agio, questo perché si è creata un’atmosfera di vera amicizia, di comunità, cosa di cui la società attuale ha un enorme bisogno. Purtroppo sono pochi i cittadini del nostro comune a partecipare agli incontri, mentre ci sono persone che altre città da San Benedetto, da Cupra o dal teramano”.

Sente che ci sia stata un’evoluzione, nel corso dei vari incontri, sia a livello personale che a livello di comunità?

“L’evoluzione c’è ed è molto evidente dal mio punto di vista: a livello di comunità, non solo per quanto riguarda la partecipazione attiva, ma anche per quanto riguarda la capacità del gruppo di affrontare argomenti, autori e opere letterarie di livello sempre più alto e complesso. Anche a livello personale sento fortemente l’evoluzione, di essere cresciuta nella mia conoscenza della letteratura ed il lavoro di ricerca che effettuo ogni volta per affrontare il tema del mese mi arricchisce e fa diventare sempre più fluido il mio approccio nella ricerca. Il nostro caffè Novecento è un esempio di come internet e i social media, se ben utilizzati, sono uno strumento potentissimo per favorire la reale comunicazione tra le persone e accrescere la conoscenza”.

Cosa pensa dell’analfabetismo funzionale, che interessa il 47% della popolazione italiana? A sua avviso, come si potrebbe intervenire?

“Non sono un’esperta di tali argomenti, ma in quanto appassionata lettrice e scrittrice posso solo dire che uno dei sistemi più potenti per contrastare l’analfabetismo funzionale è far riscoprire, a bambini e giovani, il piacere della lettura, anche attraverso i nuovi strumenti tecnologici, va tutto bene purché si legga. Anch’io ho letto un paio di libri su un tablet, preferisco di gran lunga il cartaceo, ma non avendo a disposizione quei libri su carta, grazie al digitale ho potuto godere della lettura. Quindi, voglio dire che non bisogna creare false contrapposizioni, le “vecchie abitudini piacevoli” come la lettura si può benissimo coniugare con la tecnologia ed il mondo digitale. Ciò che manca è lo scatto che faccia accendere la scintilla del piacere di leggere, e quello è compito dei genitori e degli insegnanti. Poi, una volta che si è scoperta la lettura, non si smette più”.

È un dato di fatto che i giovani oggi leggano di meno, e che gli studi scientifici prevalgano su quelli umanistici: secondo lei da cosa deriva questo progressivo fenomeno? Quali potrebbero esserne le conseguenze?

“Immagino che l’aumento d’interesse verso gli studi scientifici sia direttamente proporzionale alla crescita esponenziale, negli ultimi decenni, delle conoscenze tecnologiche, al forte sviluppo del mondo digitale e dell’informatica che, naturalmente, spingono ad avere sempre più conoscenze in tali settori anche soltanto per potersi districare meglio nella vita di tutti i giorni, e quindi diventa quasi una scelta obbligata quella di affrontare studi in tali settori. Una possibile conseguenza, purtroppo, è la tendenza ad una sorta di disumanizzazione dell’individuo, alla perdita di valori che per secoli sono stati i punti fermi della società. Ma non deve necessariamente essere così, basterebbe che l’educazione, l’istruzione, tenesse conto di tutta la gamma delle conoscenze necessarie a far crescere un individuo completo”.

Ci sarà un nuovo appuntamento con il Caffè Letterario? Ci sono altri progetti che vuole portare avanti oppure obiettivi che vuole raggiungere?

“Sì, certo che ci sarà un nuovo appuntamento con il Caffè Letterario. Intanto ci vedremo l’8 maggio, con il tema “La madre nella letteratura”. Poi faremo la pausa estiva e si riparte ad ottobre, come ogni anno. Gli obiettivi sono crescere sempre, continuare a divertirci coltivando questa nostra passione e contagiare più persone possibile di questo bellissimo piacere che è la lettura”.