SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo la recente conferenza stampa di Nazzareno Torquati, dalla quale sono scaturiti ulteriori commenti non positivi per il turismo piceno, siamo andati a trovare Gaetano De Panicis presidente dell’Associazione Albergatori “Riviera delle Palme” per sapere cosa ne pensava. Abbiamo ricevuto precisazioni mirate che credo saranno motivo di riflessione per i cittadini, sambenedettesi in particolare.

“Leggendo il vostro articolo con le percentuali secche indicate dall’ex assessore Torquati sembrerebbe che l’effetto del turismo è marginale rispetto all’economia della riviera picena. Non è così e lo si nota innanzitutto quando, in periodi come questo di campagna elettorale, tutti i candidati mettono il turismo in primo piano. Per la nostra riviera il turismo rappresenta l’anima perché incide positivamente sull’economia di tanti soggetti, piccoli e grandi di San Benedetto e dintorni. Direi che i bilanci e certi numeri potrebbero risultare fuorvianti, la realtà dice un’altra cosa. Il dato del 7% è giusto se si fa riferimento esclusivamente agli hotel ed è facilmente spiegabile: 80 alberghi e 100 concessioni demaniali lavorano quindi guadagnano meno di tre mesi all’anno grazie principalmente al nostro clima mediterraneo, la gente va al mare quando la temperatura supera i 22 gradi. Negli altri periodi la spiaggia è deserta. L’Italia ha solo nelle Marche 180 chilometri di spiagge oggi quasi tutte attrezzate come la nostra, siamo una penisola (3000 i chilometri in tutta la nazione Ndd). Anche le nostre colline che noi decantiamo giustamente, sono così in tutta l’Italia”.

Quindi dobbiamo ridimensionare le nostre ambizioni?
“Assolutamente no. Dico soltanto che dati messi così e commentati in quella maniera fanno un danno alla città. La nuova amministrazione comunale deve capire che il turismo è fondamentale per noi, quel 7% va bene per gli albergatori (tranne qualcuno, sono tutte strutture medio piccole) e i concessionari di spiaggia, ma non può essere considerato un valore assoluto perché fa riferimento a meno di 180 giorni. Per un giro economico da azienda vera i conti economici vanno fatti sull’intero arco dell’anno. Servirebbero almeno quattro estati di fila. Noi, invece, in 90 giorni dobbiamo ammortizzare i costi e guadagnare qualcosa”.

In pratica lei dice che quel 7% equivarrebbe a circa il 30%…
“Anche 35%. Ieri sono andato a trovare Massimo Paoletti, gestore del Florian, un bar che non si trova vicino al mare ma nel centrocittà. Mi ha detto che, senza l’estate, la sua attività non sarebbe sostenibile economicamente. Magari ci sono altri bar che non notano differenze tra estate e il resto della stagione ma sono pochissimi, Qui in via Volta c’è il Bar Trieste che probabilmente non sopravviverebbe. Dico quindi: ma Torquati questo tipo di dati li ha raccolti o no? Per non parlare dei ristoranti che pagano magari fior di affitti in pieno centro, sarebbero attività giustificate senza l’estate? Lo stesso mondo dell’edilizia seppur in crisi ricava notevoli vantaggio dal trovarsi a San Benedetto del Tronto piuttosto che, per esempio, in una cittadina abruzzese di mare a noi vicina. Ho appena acquistato un appartamento di 40 metri quadri di fronte alla nostra sede (l’ex hotel Venezia), l’ho pagato 187 mila euro. Sul valore catastale verrà poi calcolata l’Imu in considerazione di un valore vicino ai 5 mila euro al metro quadrato. Pochi chilometri a sud da qui il suo costo sarebbe inferiore a 80 mila euro, poco più di un terzo. Anche questo è un valore attribuibile al nostro movimento turistico. Un altro dato: i capannoni industriali a due passi dal mare che fanno da deposito per gli alimenti che poi si distribuiscono nella nostra riviera durante la stagione estiva, esisterebbero? Torquati come li ha considerati? Capannoni industriali o depositi che aspettano l’estate per essere svuotati? Insomma voglio dire che certe percentuali vanno date calcolando tutto l’indotto che dal turismo ricava benefici economici”.

Sarebbe una bella indagine ma anche abbastanza complicata?
“E vero, servirebbero dati economici che potrebbero realizzare esperti di economia con curriculum importanti. Non si possono dare numeri che, seppur esatti, sono però incompleti”.

Uno studio che comporterebbe anche costi elevati di realizzazione?
“Noi albergatori abbiamo un dovere molto semplice, quello di registrare giornalmente entrate e uscite, presenze e arrivi. C’è un programma regionale chiamato Istrice nel quale noi mettiamo tutti i dati dai quali la Regione ricava presenze e arrivi. Dicono che per arrivi e presenze nel settore alberghieri siamo stati primi nel 2015 con 120 mila presenze in più rispetto a Senigallia che ha 5 alberghi in più. Ci battono però perché, nella sommatoria con i loro tantissimi camping, Senigallia sta avanti. Come albergatori potremmo sicuramente fare meglio come tutti ma i numeri dimostrano che stiamo lavorando bene. Tenete conto che qui non abbiamo terme o altri prodotti da vendere anche d’inverno, abbiamo il mare e un lungomare che al netto delle palme sarebbe una strada trascurata e anonima. Provate ad immaginarvelo spoglio. Dobbiamo ringraziare Luigi Onorati che ha avuto l’idea futuristica di realizzare una ‘strada sul mare’ che è stata la nostra risorsa principale negli ultimi 70 anni”.

Quindi cosa servirebbe oggi per ripartire e rilanciare il nostro turismo visto che il solo effetto lungomare potrebbe considerarsi “esaurito”. O meglio non più sufficiente?
“Il nostro mercato è cambiato sia perché la concorrenza è notevolmente aumentata, sia perché adesso l’input per un turista è rappresentato non più dalla singola località ma dalla regione di appartenenza, il messaggio che arriva è quello di andare in Puglia, in Abruzzo, nella costa romagnola, nelle Marche nel nostro caso. È all’interno della nostra regione che dobbiamo farci preferire mostrandoci più accattivanti sul piano dell’accoglienza. Dobbiamo quindi far trovare strade pulite, locali degni, oltre il senso di ospitalità che noi abbiamo nel dna”.

Cosa c’entrano in questo le parole di Nazzareno Torquati?
“C’entrano perché presentano un quadro che potrebbe indurre la prossima amministrazione comunale a trascurare il valore turistico visto che viene definito di scarsa utilità economica per l’intera cittadinanza. Sarebbe un danno incredibile che ci riporterebbe 60 anni indietro. Anche in considerazione della crisi della Pesca, che è stata per anni il nostro volano più importante insieme al turismo. Capire che l’economia turistica è trasversale rispetto alle altre attività è fondamentale. Gli assessori attualmente a fine mandato avevano un’idea sbagliatissima perché consideravano il miglioramento dell’accoglienza turistica come un favore da fare a noi albergatori e ai concessionari di spiaggia. Un errore gravissimo per i motivi che ho esposto all’inizio di questa intervista per la quale vi ringrazio. Se esiste un altro valore aggiunto per questo territorio qualcuno mi dicesse qual è”.

Il quadro riportato da Torquati potrebbe, magari andrebbe, considerato come uno stimolo per spingere gli operatori turistici a farsì che quel suo 7% cresca grazie a idee innovative e anche ad una destagionalizzazione della quale si parla molto ma nulla si fa?
“Il problema degli alberghi è logistico come quello degli chalet, sono solo componenti utili ad accogliere. Quello che, come dice lei, potrebbe chiedere Torquati va esteso a tutte o quasi le attività cittadine (bar, edilizia, fornitori, ristoranti eccetera) che ricaverebbero di più da un maggior numero di presenze e anche dall’allungamento della stagione che però ritengo un’impresa molto ardua. Anzi direi che il margine di maggiori incassi da parte di noi albergatori è inferiore a quanto la città potrebbe arricchirsi con una politica turistica che è un preciso compito della prossima giunta comunale sambenedettese. Rabbrividisco quando sento un amministratore rivolgersi così agli operatori intesi e come albergatori e concessionari di spiaggia: vi puliremo le strade, le spiagge, sistemeremo le palme. Il “vi” è un chiaro esempio di come gli amministratori uscenti non hanno capito nulla del fattore turismo. I motivi non serve che li ripeta”.

Vuol dire che apparentemente certe attività sembrano non avere nulla a che fare con il turismo?
“Proprio così ed un esempio chiaro riguarda l’edilizia: non vale soltanto per i lavoratori materiali e quindi per creare lavoro bensì per la differenza di valore che lo stesso edificio ha in una città turisticamente valorizzata rispetto ad un altro luogo. Rifare il lungomare, renderlo più attraente in tutta la sua dimensione non equivale a fare un favore a noi operatori. Le palme sono trascurate andrebbero ripiantate subito. Ci vogliono almeno 5 anni per farle tornare cornice dell’antico splendore che ispirò Onorati. Spesso veniamo accusati di egoismo solo perché chi lo dice è privo delle necessarie conoscenze”.

Se permette vorrei concludere con un mio pensiero sulla promozione turistica: alla Riviera Picena manca un’identificazione ben precisa che oggi non ha, è ritenuta una località di mare e poco più ma senza una indicazione chiara e semplice che va al di là di un bel lungomare e della pulizia (utilità di amministrazione ordinaria dalla quale non si può derogare) o della presenza di più palme. Va detto alla Regione che noi vogliamo essere valorizzati innanzitutto per una nostra caratteristica principale da diffondere in Italia e nel mondo. Per esempio ‘città delle famiglie‘ concetto tuttora generico e non pubblicizzato come elemento caratterizzante (intorno dovrebbero sorgere attività ludiche utili all’uopo), oppure città dell’ “arte all’aperto” sfruttando il molo sud e le strade cittadine, oppure “città dello sport” con un’attività sportiva in particolare e altre di supporto. Su una di queste caratteristiche il Comune sambenedettese deve investire. Una soltanto che farebbe da volano a tutto il resto. Soltanto così la riviera e le colline picene avrebbero una dimensione turistica nuova e ben definita. Se all’interno della disciplina’ scelta si creasse poi un grande evento, meglio ancora. Sarebbe anche più facile realizzarlo.

De Panicis: “Le sue parole (non mi rivolgo a lei, che può ormai considerarsi un esperto) mi fanno venire in mente una mia convinzione su quanto accade dalle nostre parti: non è che se uno fa il turista diventa esperto di turismo, non è se uno va al cinema diventa regista, non è se uno scrive sui social network diventa giornalista. I mestieri vanno rispettati mentre spesso sugli operatori turistici sento parole vuote e senza rispetto da chi vive il problema molto marginalmente. Nessun riferimento a Torquati che ha espresso numeri veri sui quali mi sono sentito in dovere di fare le necessarie precisazioni. Vedo troppi tuttologi intorno al turismo sambenedettese, senza esperienza e spesso sprovveduti”.

Grazie.