SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Bisogna saper perdere”. Paolo Perazzoli cita una canzone dei Rockes di quasi mezzo secolo fa per rispondere ai mal di pancia di Margherita Sorge e degli altri dissidenti del Pd.

Nessuna deroga per un terzo mandato consecutivo. Indietro non si torna, “per una questione di coerenza politica, mia e del partito che rappresento”. Il diktat, per forza di cose, deve riguardare pure gli alleati. Perazzoli snocciola una serie infinita di nomi di esponenti dell’attuale maggioranza che violerebbero la norma: “Se io concedessi la deroga ad uno, dovrei farlo con tutti. Vorrebbe dire confermare per intero questo consiglio comunale. Io direi no grazie, la mia non è prepotenza, ma coerenza. La Sorge e la Gregori la pensavano esattamente come me. Si passerebbe dalla politica del rinnovamento alla politica del continuismo, con lo sputtanamento del Pd e del sottoscritto. Significherebbe perdere la faccia, noi non possiamo e non vogliamo. Il rapporto di fiducia coi cittadini è l’unico capitale che possediamo. In questi mesi si è creato un entusiasmo che mi si ritorcerebbe contro, darei vita ad un mare dove i grillini navigherebbero facilmente”.

La prima uscita del secondo tempo della campagna elettorale di Perazzoli va in scena ancora una volta all’Agraria. “Più passa il tempo e più divento scaramantico”, scherza l’ex consigliere regionale. Ad ascoltarlo ci sono i fedelissimi e diverse new-entry, alcune davvero inaspettate. Spiccano infatti Antimo Di Francesco (“Paolo è espressione di rinnovamento, innovazione e cambiamento”, sentenzia il segretario provinciale dei democrat) e Pierfrancesco Morganti, braccio destro di Margherita Sorge per l’intera fase delle primarie.

“In questi anni siamo retrocessi e vogliamo risorgere, come la Sambenedettese – insiste Perazzoli – alle primarie abbiamo ottenuto un risultato eccellente, 7 mila cittadini alle urne sono un fatto straordinario che ha generato panico in certi personaggetti. Con questi numeri alle elezioni saremo come il Barcellona che gioca con l’Ascoli”.

Si andrà al voto domenica 5 giugno. Ciò significa che le liste andranno chiuse trenta giorni prima: “Saremo attentissimi, così come saremo attenti nella stesura del programma, discuteremo riga per riga, discuteremo, poi sarà vincolante”.

La panchina di Perazzoli sarà assai lunga. Includerà Udc, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e i Socialisti (“probabilmente Sestri e Laversa usciranno dal Psi”, rivela il leader del centrosinistra). A loro si aggiungeranno altre realtà civiche, da San Benedetto per San Benedetto (di Tablino Campanelli) al team di Marco Calvaresi, con cui Perazzoli si incontrerà lunedì: “Spero di riuscire a tenerla in piedi. L’obiettivo sarà provare a vincere al primo turno, le condizioni ci sono tutte”.

Sempre la settimana prossima verrà inoltre lanciata l’Agorà virtuale del candidato sindaco, una sorta di linea diretta con i cittadini: “Qui inseriremo sondaggi e offriremo seminari e occasioni di dibattito. Se diventerò sindaco introdurrò la pratica pure nella macchina comunale”.

Nel frattempo, sono insistenti le voci sull’eventuale nascita di una formazione anti-perazzoliana promossa da Sel, Verdi, ex Idv e corrente ‘sorgiana’. In merito all’identità del possibile rappresentante, nel pomeriggio di giovedì è circolato con insistenza il nome di Pino Nico, ex consigliere comunale dell’Udc. Indiscrezione che però si sarebbe immediatamente sgonfiata.