OPPORTUNISMO. Verrebbe semplicemente da dire “Chi se ne frega” ma preferisco spiegarlo con il ragionamento e non con quattro parole. Ho letto che due iscritti al Pd (Margherita Sorge e Vinicio Liberati) sono pronti a ritirare la tessera dopo la vittoria di Perazzoli. La dottoressa in modo soft senza fare dichiarazioni particolari, l’altro in modo netto e sfrontato: “Dalle Primarie è uscito il candidato meno indicato per San Benedetto”, ha riferito al Corriere Adriatico.

Premesso che non mi sembra proprio una notizia, due considerazioni balzano evidenti. Ma chi è? Addirittura Liberati si è permesso di dire: i miei elettori non voteranno Paolo Perazzoli alle vere elezioni.

Dice che i suoi fan sono tanti, li ha sentiti tutti prima di fare simili dichiarazioni? Come fa a dire che il suo post pensiero dopo il risultato delle Primarie è lo stesso di chi in precedenza ha preferito darlo a lui o a chi lui ha appoggiato nella recente consultazione? Ora quegli elettori non possono più scegliere Sorge, Di Francesco, Capriotti, questo è stato il riscontro di domenica sera, nient’altro.

A meno che non consideri gli elettori un branco di pecore e lui il pastore. Ma chi si crede di essere, Mussolini o Renzi? Parli per lui perché con certe dichiarazioni ha fatto una pessima figura. Dimentica tra l’altro che, per non sentirsi pecora, la crescita degli astensionisti è in continuo aumento

L’elettore va rispettato e fatto votare nel modo più consapevole possibile, non usato per interessi o presunzioni personali. Tra l’altro lui cosa ha fatto di buono negli ultimi anni per la città di San Benedetto? Un esame di coscienza sarebbe, come minimo, necessario.

Ma proprio qui casca l’asino, e entro nel merito della mia seconda considerazione.

Dico da sempre che, spesso e volentieri, buona parte dei consensi elettorali sono frutto di scambio di favori, di clientelismo vario, cioè. Cosa che non fa onore principalmente agli elettori.

Da sempre dico anche che a San Benedetto (e non solo) la capacità di prendere voti, magari rinnegando anche madre e padre, non è direttamente proporzionale alle capacità intellettuali, organizzative e qualitative di una persona. Anzi spesso è il contrario (purtroppo!) per motivi che non sto qui a spiegare ma che sono facilmente comprensibili. Insomma il voto italiano, purtroppo, non misura la qualità di persone che poi devono prendere decisioni per conto delle comunità. Peggio ancora se per Vinicio Liberati e company il voto vale solo se dato a se stesso e solo in questo caso va rispettato.

Penso questo da sempre ma spero anche che Paolo Perazzoli e gli altri candidati alla carica di sindaco, nelle scelte che faranno tengano conto più della qualità dei loro collaboratori piuttosto che dei voti racimolati. So che non è facile perché i voti comunque fanno numero ma so anche per certo (‘certissimo’) che con il vecchio metodo si metterebbero a fianco personaggi simili a quelli che hanno permesso a Gaspari di arrivare a fine mandato. Urbinati, oggi consigliere regionale, compreso. Tutto il resto è fumo.

Motivo per cui darei questo consiglio a chi vuol diventare sindaco e governare bene la città: indichino pubblicamente e preventivamente la squadra prima di essere eletti. Credo che la decisione porterebbe a votare molti astensionisti e i loro voti colmerebbero quelli inconsapevoli che solitamente vengono usati a mò di ricatto, quando dovranno amministrare la città.

Utopie? No, anzi. A proposito della necessità di cambiamenti dei quali la società moderna ha bisogno come il pane, ricordo la frase di Einstein, non ‘uno qualsiasi’: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.