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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una vittoria figlia della nostalgia, ma soprattutto della discontinuità con l’amministrazione Gaspari. Paolo Perazzoli si aggiudica il primo tempo di una partita mai così difficile, specialmente per il numero di avversari incontrati all’interno del suo stesso partito.

2465 voti, poco meno delle 2486 firme raccolte nella petizione dello scorso settembre. Molti di quei consensi sono andati perduti, altri sono stati recuperati e Perazzoli lo sa bene: “Andrà effettuato uno studio serio su quanti di quelli che aderirono sono tornati effettivamente a votare”, dice a bocce ferme.

Che il vento è favorevole, l’ex consigliere regionale lo comprende già a mezz’ora dalla chiusura dei seggi, quando arriva la notizia del trionfo alle sezioni della zona nord e del Comune.

Alle 21.50 nella sede di Via Balilla scattano i primi applausi dei sostenitori. Perazzoli mantiene il profilo basso, con un orecchio al telefono ed uno sguardo al computer. In venti minuti il quadro diventa nitido: Ponterotto, Ragnola e scuole Moretti non tradiscono.

Alle 22 e 16 Perazzoli realizza di aver sbancato le primarie. All’Agraria il conteggio va per le lunghe, ma il mucchio delle schede a favore tiene testa a quello degli avversari.

E’ il segnale decisivo, Di Francesco è dietro di oltre 500 voti. In Via Balilla si intravede il consigliere comunale dell’Udc Domenico Pellei, mentre Loredana Emili fa il suo ingresso in sede solo alle 22.40.

L’ex capogruppo dei democrat non trattiene le lacrime e si lancia in una dichiarazione liberatoria: “Grazie a tutti, per me è un momento particolare. Sono stati quattro anni difficili e duri. Questa è la dimostrazione che la politica è gioco di squadra, non per solisti. Chi pensava di fare il gioco da solista ha perso”.

Segue il brindisi – sono le ore 23 – accompagnato dalle prime parole di Perazzoli: “E’ un risultato che francamente mi aspettavo – esordisce – vi ringrazio. La mia squadra non sarà quella che si nominerà alle elezioni. Ho in mente una squadra di centinaia di persone, se vogliamo far ripartire la città non abbiamo bisogno di un uomo solo al comando o di un gruppetto di persone al comando. Lavorerò assieme al partito per costruire l’alleanza che abbiamo delineato, allargandola ai moderati e alla sinistra radicale. Se diventerò sindaco, il mio primo impegno sarà quello di riunire i dirigenti per lavorare alla riapertura della piscina scoperta”.

Come da accordi pomeridiani, ci si trasferisce nella sede Pd di Via Manara. Qui Perazzoli trova la segretaria Sabrina Gregori e Tonino Capriotti, entusiasta per il 13,5% ottenuto, pari a 946 preferenze. “Speravo fossero sufficienti per vincere – scherza il renziano – rappresentano comunque una bella prova. Porteremo avanti la nostra politica di cambiamento al fianco di Paolo. Lo sosterremo fortemente alle elezioni, come dovrebbero fare tutti i candidati alle primarie. Questo è il comportamento che si deve avere”.

Di Antimo Di Francesco e Margherita Sorge non c’è traccia. Perazzoli fa prima spallucce, poi una volta tornato in Via Balilla non lesina stoccate ai rivali. “Me lo aspettavo, ma non mi ha fatto piacere trovare solo Tonino. Se avessi perso probabilmente non ci sarei andato nemmeno io, ma reputo grave l’atteggiamento di Antimo che ad oggi è ancora segretario provinciale del Pd”.

Sul futuro, confermata la linea del ‘fuori tutti’: “Saremo sotto pressione, cercheranno di annacquare la nostra proposta di rinnovamento radicale, ma noi non indietreggeremo”.

La rivalsa nei confronti dell’amministrazione è sintetizzata dal messaggio sulla t-shirt indossata da Marco Curzi, assessore allo Sport fino al 2013: “Game over, mo arevanne”.

Non è finita: all’una e venti il cellulare di Perazzoli squilla ancora. Ecco l’sms di Di Francesco: “Congratulazioni per la vittoria”. Poche parole che racchiudono una devastante delusione.