ROMA – Piena occupazione e non “reddito minimo che rischia di essere strumento di deflazione salariale”; “pari dignità e democrazia effettiva” nei paesi europei e lontananza dalle “irreali ipotesi attuali di riscrittura dei Trattati che richiedono consenso unanime di 28 paesi, al momento impossibile solo da pensare”; “sfida cruciale” la nuova stagione referendaria che “culminerà con il referendum costituzionale dell’autunno, nel quale saranno di fronte due visioni di società contrapposte”.

Alfredo D’Attorre, deputato di Sinistra Italiana ha abbandonato nei mesi scorsi il Partito Democratico (o, come dicono tutti ormai nell’area politica di D’Attorre, il “Partito della Nazione” del presidente del consiglio Matteo Renzi) assieme ad altri parlamentari, e in questi giorni, al Palazzo dei Congressi dell’Eur, è tra i promotori della fase costituente di un nuovo partito della sinistra. La tre giorni, chiamata “Cosmopolitica“, ha richiamato alcune migliaia di persone provenienti da tutta Italia. Un’area, quella della “sinistra” qui riunita, che ovviamente mostra una pluralità di visioni rispetto ad alcuni temi fondamentali, come possono essere, tra quelli accennati, il rapporto con l’Unione Europea o anche le differenze tra reddito minimo o piena occupazione.

“Sicuramente è una partecipazione superiore alle aspettative, il che testimonia come non ci troviamo di fronte ad una platea di testimonianza ma invece ad una sinistra popolare e di governo che deve provare a riaprire la partita politica in Italia, considerando che il mondo del lavoro è oggi marginalizzato nella scena politica nazionale”, spiega D’Attorre.

Avete organizzato 24 tavoli di lavoro. Cosa si devono aspettare coloro che hanno partecipato alla discussione?

“Si partirà da quei punti e il nostro impegno è di non disperdere le analisi che sono state condotte all’interno, e da quel punto prenderemo i primi elementi per costruire il nuovo partito. Avvieremo per gradi delle campagne tematiche riconducibili ai tavoli e ai nostri quattro temi caratterizzanti, Costituzione, Lavoro, Saperi, Ambiente. Il nostro progetto è di mettere al centro le conclusioni politiche qui discusse e di lanciare una fase costituente di radicamento vero, città per città. Nella giornata conclusiva di Cosmopolitica indicheremo i criteri coi quali portare avanti questo impegno. Nei prossimi due mesi terremo assemblee costituenti in tutte le regioni e da lì si andrà a costituire un coordinamento nazionale”.

Sarà un anno con elezioni amministrative e referendum importanti, quali sono le vostre posizioni?

“Già ad aprire indicheremo di votare No al referendum contro le trivellazioni seguite allo Sblocca Italia, poi nei mesi successivi ci sarà il passaggio delle elezioni locali. Saremo al fianco di chi difenderà la scuola, il lavoro, di chi sfiderà la legge elettorale Italicum e poi il passaggio cruciale del referendum sulla costituzione. Sabato abbiamo invitato anche molti esperti costituzionalisti e ho notato una platea molto attenta e partecipe perché ha compreso che dal risultato del referendum uscirà fuori una idea di società che, in caso di vittoria dei Sì, rischia di essere ben diversa da quella indicata dai nostri Padri Costituenti”.

L’impressione, che potrebbe sembrare strana, è di vedere come i fuoriusciti dal Pd abbiano mediamente posizioni più radicali, parlo ad esempio del tema dell’Unione Europea, di chi in questi anni ha condotto sempre una battaglia di opposizione, per di più a sinistra del Pd. Perché?

“La sfida è quella di inserire elementi di discontinuità nella cultura anche di sinistra che per troppo tempo è stata subalterna e passiva rispetto a certi argomenti. Si tratta di un lavoro non semplice che andrà svolto attraverso un confronto nella fase costituente del partito. Il professor Lucio Baccaro ha spiegato molto bene alla platea presente come la riscrittura dei Trattati Europei imponga la convergenza di tutti e 28 i paesi all’unanimità, e bisogna essere coscienti di come ciò non sia immaginabile nello scenario attuale. Prima di tutto dobbiamo porre la nostra Costituzione e il riconoscimento della cultura della sovranità democratica. Il progetto di cooperazione tra i popoli europei può avvenire in un contesto di pari dignità e rispetto della democrazia costituzionale. Chi vuole bene all’Europa deve sapere anche questo altrimenti temo che l’unica via che verrà praticata sarà quella di una frattura da destra dell’Unione Europa”.

In queste sale si sente spesso parlare di reddito minimo di cittadinanza. Lei propende per questa ipotesi o per un sistema a piena occupazione?

“Ricordiamo sempre che la nostra Costituzione ha una matrice lavoristica il che ci fa intendere che il reddito è strumentale al raggiungimento della piena occupazione. Il rischio è che il reddito minimo venga usato come strumento di stabilizzazione dei prezzi e dunque come elemento di ulteriore deflazione salariale”.