Al contrario di molti miei colleghi che hanno iniziato ad apprezzare Umberto Eco all’Università, “Apocalittici ed integrati” non è stato il mio primo approccio al suo pensiero. Nel 1994, quando avevo 16 anni, mentre traducevo una qualche imprecisata versione di greco con una mia amica a casa sua, notai il padre in poltrona con un libro in copertina rigida tra le mani, superpatinata. “Cosa legge?”, “Il nuovo romanzo di Umberto Eco: l’Isola del giorno prima, è appena uscito. Mi piace molto. Lo conosci? L’autore de Il nome della Rosa. Voi del classico dovreste conoscerlo bene”. Non so se fu l’imbarazzo dovuto all’ignoranza, o la curiosità, ma lo cercai in biblioteca, e iniziai a leggerlo subito.

Al termine della lettura mi ricordo che pensai che questo Umberto Eco doveva essere davvero un uomo antipatico, presuntuoso e (non chiedetemi perché), di sicuro un padre complicato con cui convivere, ma che di certo andava seguito e studiato a fondo. Ho iniziato quindi a conoscerlo meglio leggendo gli altri suoi romanzi, alcuni mi sono piaciuti molto (su tutti Baudolino, molto più in là), altri mi hanno profondamente annoiato. All’epoca non sapevo ancora che dopo un paio d’anni mi sarei trovata a schiena bassa anche su tutti i suoi saggi di natura critico-letteraria e filosofica. Cosa che mi ha formato profondamente.

Il mio rapporto con il suo pensiero è sempre stato ambivalente. Sono spessissimo in disaccordo con lui, ma la sua capacità argomentativa mi ha insegnato ad indagare a fondo sulla mia natura di studiosa, e la sua raffinatezza intellettuale mi ha dato la spinta ed il coraggio giusti per affrontare la frustrazione tipica del vero intellettuale, che scava guardando oltre il buco che crea, e mai raffiorando in superficie. La sua erudizione sconfinata, la sua curiosità senza limiti, la sua consapevolezza della forza del potere, e la sua faccia tosta, sono le cose che hanno cambiato parte del mio cammino e che porterò con me sempre. Sono contenta però che non sia stato lui il mio Maestro, ma il suo rivale in dottrina. Perchè di lui ho sempre apprezzato il suo modo di apparire e poco l’essere. Ma sta di fatto che quel mondo che ha contribuito a cambiare con le sue storie, ora sarà più vuoto.

Eppure, nonostante questo, sono ottimista. D’altronde, un uomo che ha collezionato per tutta la vita bastoni da passeggio…volete che non ne abbia conservato qualcuno per continuare a guidarci camminandoci accanto anche adesso?