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Susanna: mora, occhi neri, una ragazza di Milano, in vacanza a San Benedetto. 18 anni, bella come la luna piena in una notte dal cielo nero senza stelle.

1985, un estate torrida allo chalet Miramare.

I più grandi raccontano solo delle serate in un locale in collina, dove sembra sia stato stravolto il concetto della notte…

Giulio 17 anni, quarto liceo, cameriere, biondino, Vespa primavera del 1978 comprata usata, non aveva occhi che per lei.

Susanna che ogni anno tornava lì ad agosto al solito chalet al solito ombrellone, lei si accorgeva dei sui occhi ed una volta si sfidarono a bigliardino insieme, complice un’amica comune.

Quella sera andavano tutti al Why Not: locale che dagli inizi degli anni ‘80 dettava legge in una nuova forma creativa e travolgente. Tutti parlavano di questa festa: c’era chi cercava le riduzioni, anche perché i biglietti omaggio erano impossibili da trovare.

Giulio moriva dal desiderio di recarsi al Why Not ma il padre gli aveva proibito di frequentare certi posti, e aveva il rientro a mezzanotte.

Susanna gli passò a fianco lo guardò e gli disse con un leggero sorriso: “Allora ci vediamo stasera?”.

Giulio quasi svenne, e senza capire nulla gli disse con voce strozzata: “Sì ci vediamo lì”.

Alle 23 in punto accese la sua vespa, capelli al vento camicia bianca jeans e superga blu, statale e poi incrocio con Monteprandone, salita con il ponte dell’autostrada che assomigliava alle Colonne d’Ercole: due chilometri e mezzo di brezza e cuore palpitante, sembrava di volare avvolto da una leggera euforia ed incoscienza che solo quegli anni ti possono dare.

Entrò sicuro Giulio, dopo aver superato un chilometro buono di automobili parcheggiate lungo la strada. Il locale si stava riempendo e sembrava di essere in un mondo diverso. Dopo un’ora era già pieno: lui cercava solo Susanna che ancora non trovava, la musica prendeva il sopravvento e la pista con lampade Wood si riempiva. “1999” di Prince, poi James Brown, Talking Heads, Police, Cure, Madonna, Depeche Mode: un’estasi per le sue orecchie.

Ad un certo punto arriva un pezzo degli Smiths “What difference does it make?” il suo brano preferito. In quel preciso istante si sentii bussare alle spalle: era Susanna. “Hey allora ci sei”, lo prende per mano e corrono in pista.

Giulio quasi perse i sensi, assaporando in quel preciso istante il senso della felicità, della bellezza: avrebbe voluto fermare il tempo in quel preciso istante senza più respirare.

Si avvicinò sempre di più a lei (due Ceres al bar prima di partire lo stavano aiutando a rompere il ghiaccio) la strinse e la baciò in bocca, in bocca come la grande bocca di Bigmouth degli Smiths, colonna sonora di quel preciso momento che oltre a loro, mandava in estasi tutto il popolo “Whynottiano”.

Susanna non si tirò indietro e si baciarono ancora perdutamente in un abbandono totale fatto di cuori palpitanti e sogni che si avverano con musica avvolgente nel locale più trasgressivo e all’avanguardia che quel territorio poteva mai ricordare.

Passarono tutta la notte insieme Giulio e Susanna: alle 3 del mattino andarono via sfrecciando sulla Vespa verso la spiaggia e poi l’alba cuori e corpi avvinghianti con l’eco di Psycho Killer nelle orecchie.

E gli schiaffi di babbo Giovanni che lo aspettava in piedi a casa alle 6 del mattino. Ma ne valeva la pena credetemi. Why not forever.

Scritto con gli Smiths

Il Why Not rimarrà sempre come una delle storie più belle di questa terra. Sei ragazzi poco più che ventenni che ripresero in mano una vecchia balera (1982) e la trasformarono in un luogo incantato che aprì un nuovo modo di creare il divertimento. Peppe Pompili, Patrizia Tomassoli, Pina Pompili, Piero Di Simplicio, Tonino Falaschetti e Gianni Schiuma erano un gruppo di amici compatto pieno di fervore creativo. Erano già stati ad Ibiza, Londra, Parigi, Berlino ed avevano il sogno di fare qualcosa di nuovo e travolgente che rimanesse nel tempo.

Furono dieci anni di grande propulsione, feste a tema, sfilate di moda, musica alternativa che sbeffeggiava la disco degli anni ‘70. Performance e live, inviti e riduzioni, la notte degli oscar, la Muchaca, il Muchaco concorsi di bellezza ironici e straordinari.

Ma anche con l’aiuto di tanti amici che hanno sostenuto e caldeggiato questo progetto: Pierluigi Capriotti che realizzò un logo straordinario che ha martoriato tutti i segnali stradali del mondo, Tonino Camiscioni, Peppe Capriotti con il suo impianto acustico, ma ancora Grazia D’Angelo, Adina, Fabio Eleuteri, Pierfrancesco Ciaralli, Lorenzo Amadio, Stefano Cavezzi, Umberto Giovannozzi, Mario Fagioli, Marco Di Simplicio, Luana Bondi Ciutti, Filippo Camiscioni, Emidio Patata, NDo’ Lu’ Bill, Gualtiero il londinese, Mario Black Moon, Tony Di Francesco, Marco Di Giampietro, Pierpaolo Santini, Mario il Professore, Eva Stansky, Lella Gagliardi, Valeria Massi, Mario Ricci, Sonia Eleuteri e tantissimi tantissimi altri (mi scuso anticipatamente per non averli elencati tutti) che hanno creduto e sostenuto quel progetto magicamente realizzato in quegli anni irripetibili ed unici. Per diversi anni il Why Not andò sulle cronache nazionali come uno dei locali più trendy dell’italia di quegl’anni, ad esempio spesso veniva citato da “la Repubblica”.

Il turismo andava alla grande ed il locale era aperto tutti i giorni dai primi di giugno alla prima settimana di settembre. Oggi rimangono tanti ricordi ed uno scheletro che sta ancora là ed ogni ragazzo di Monteprandone che passa lì davanti ogni giorno sa, grazie al ricordo dei padri, quello che era il Why Not.

Un sogno all’epoca divenuto realtà che lasciò un eco inconfondibile fino a sfiorare il mito.

Grazie a quella straordinaria generazione.

I ragazzi del Why Not.