SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Giovanni Marucci se ne va sbattendo la porta. Il consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle abbandona lo scranno nella civica assise in aperta polemica con Peppe Giorgini.
“E’ la conseguenza di problemi sorti nel gruppo”, dice Marucci, che lascerà spazio al quarto consigliere grillino in appena un lustro.
Lo strappo di Marucci è figlio delle scelte per l’individuazione del candidato sindaco. “Il nome era stato individuato il 2 novembre scorso – rivela – durante un’assemblea degli attivisti mettemmo il tema a votazione è risultai il più votato”.
Su 17 partecipanti, 9 preferenze erano andate al consigliere comunale, 8 al geologo Serafino Angelini. Secondo la ricostruzione di Marucci, Giorgini avrebbe immediatamente impugnato la votazione, dichiarandola irregolare. “Arrivò a minacciare persino la scissione, con la richiesta allo staff nazionale di poter formare un’altra lista. Sono stati mesi logoranti, mi hanno delegittimato. A loro avviso non sarei stato una figura forte capace di far vincere il Movimento. Mai avrei pensato di abbandonare per questo motivo. Ho sempre svolto il mio lavoro con impegno e passione. Rimarrò comunque nei Cinque Stelle”.
A questo punto, il favorito alla candidatura è Giorgio Fede, su cui virerebbe l’appoggio di molti sostenitori di Marucci. “L’ipotesi di una mega-assemblea sulla scia di Milano non è mai stata reale, non è possibile ottenere le identità di tutti gli attivisti. Un conto sono le metropoli, un altro i piccoli centri come il nostro”.
Il consigliere dimissionario può contare sulla difesa a spada tratta di Riego Gambini, suo predecessore: “Giorgini ci ha offeso definendo incapace Giovanni. Per noi essere dei Cinque Stelle non significa necessariamente urlare e sbraitare. C’è pure chi fa battaglie nel segno della pacatezza e della moderazione, forse questa è una colpa”.
Sabato prossimo la poltrona di Marucci rimarrà vuota. A subentrargli, risultati elettorali alla mano, dovrebbe essere proprio Giorgini, eletto però in Consiglio Regionale nel maggio 2015. Scontata quindi la rinuncia, che aprirà a cascata le porte ad Emanuele Rosetti o ad Andrea Mattioli.
“Ero pronto a dimettermi un anno fa per portare avanti il concetto di rotazione che ci eravamo prefissati – prosegue Marucci – ma sapevo che così avrei impedito a Peppe di presentarsi in Regione. Il mio fu un gesto di altruismo nei suoi confronti”.
L’incoronazione di Fede rappresenta una chiara exit-strategy in un momento di stallo. Aggregatosi al Movimento un anno fa, l’ex presidente del quartiere Sant’Antonio avrà il compito di riavvicinare le varie anime ora divise. Non mancano tuttavia i dubbi sul suo impiego: “Giorgio è una persona correttissima – osserva Gambini – ma è un dipendente comunale. Correrebbe solo per vincere; se uscisse sconfitto dalla competizione elettorale dubito mollerà il lavoro per fare il consigliere d’opposizione. Se scelgo un candidato sindaco è perché lo ritengo il migliore; doverci privare di lui sarebbe un brutto segnale per i nostri sostenitori”.
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ma perchè non fanno le primarie sul web come al solito?
Finalmente qualche nome! Che dire, a mio parere Giorgio Fede sarebbe davvero un’ottima scelta viste le tante cose buone che ha fatto nel quartiere Sant’Antonio.
Caso unico a San Benedetto, l’avvicendarsi
di tre consiglieri comunali senza una logica è stato ed è un regalo alle opposizioni.Le incertezze attuali ed i conflitti interni sono degni del peggior PD, quello di sempre. L’idea che un cittadino serio stimato capace e libero come Fede possa candidarsi, rompe i precari equilibri e può imporsi anche alle opposizioni in affanno, che si riciclano, con pezzi da museo. L’importante ora, è costruire o ricostruire intorno a lui una squadra adeguata convinta e vincente.
C’è anche un problema più profondo nel M5S. Il mondo post-moderno è in rapidissima evoluzione, e anche un partito che è il più recente del nostro Parlamento (assieme a Sel, mi sembra) deve virare rispetto agli inizi. Quando il M5S è sorto, sulla spinta dell’antipolitica, si è segnalato anche per lo slogan “non di destra non di sinistra”. In questi ultimi anni invece stiamo assistendo ad una radicalizzazione delle posizioni politiche. O a destra (ad esempio la Le Pen) o a sinistra (da Sanders a Corbyn, da Syriza a Podemos). Si impone cambio di strategia, secondo me.