SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il Comune di San Benedetto minaccia la demolizione del vecchio stadio Ballarin, lasciato per anni nell’incuria e oggi fatiscente. Si tratta però di un luogo della memoria importantissimo per i tifosi della Samb e per la città intera, da trattare con rispetto e facendo tutte le riflessioni necessarie, in modo da definire subito quale sarà l’utilizzo futuro, tale da preservare il ricordo della sua storia prima di procedere a qualsiasi abbattimento.

L’esperienza dell’ex Mercato della Verdura sostituito da un desolante “vuoto” urbano asfaltato alla buona deve insegnarci che non può essere quella la strada da percorrere. C’è anche la questione della Sovrintendenza che ritiene di tutelare parti del Ballarin in quanto datate oltre 70 anni e quindi di valore storico. Occorrerà capire bene la fondatezza e l’esatta portata di questi vincoli, che sembrerebbero impedire un totale abbattimento.

A chi giova demolire il Ballarin, cui prodest?

Un approccio malizioso farebbe pensare all’opportunità di ricavare spazio per urbanizzazioni e consumo del territorio, o per avviare una sanatoria delle palazzine Santarelli confinanti con il Ballarin, in cambio dell’intervento di quella ditta nella demolizione del vecchio stadio.

Un approccio utilitaristico punterebbe ad abbellire la zona e a renderla più funzionale alla viabilità e alle attività turistiche e portuali, abbattendo in parte e destinando diversamente gli spazi ma occorre valutare bene il contesto e la sua futura evoluzione, se intorno ci sono solo capannoni dismessi è inutile pensare troppo oltre.

Un approccio asettico suggerirebbe di buttare tutto a terra e di aprire un viale alberato che fa da collegamento tra il lungomare di Grottammare e di San Benedetto, contornato da pinete e verde attrezzato, eliminando una bruttura all’ingresso nord della città. Significherebbe però ignorare la memoria di quel luogo, e abbandonare la vocazione sportiva, una tabula rasa che molti sambenedettesi respingono fortemente al grido: il Ballarin non si tocca!

Leggiamo dunque uno spaccato di cosa rappresentava il Ballarin nei versi del poeta Giovanni Quondamatteo, tratti da diverse poesie in vernacolo.

LU BALLARIN

La Samb, só lu vìcchie Ballarìn,
de partéte manche óne ne perdì…
Ci mettì lu core, la passione,
llà dèntre jère la fosse dei leone!
La squadre, tótte de Sammenedètte,
nen pejì i sòlde pe le secarètte…
La prichiòne maje manghì
quanne se jichì só lu Ballarì!
Lòche nnànze a lu cangèlle
ne vennì prassà, de nicèlle;
sempre “càlle càlle” dicì,
la vòcie n’tribbune rrevì!
Gigi Traini jère nu brave giucatore,
na fórie dèntr’a l’area de rigore!
Jichì n’che la Samb da centravante,
e só lu Ballarin de gol ne facì tande:
quanne dàve de tèste, velì!
Suspèse n’cile aremmanì…
Stanotte mme sò signàte,
che Culasante si jère scatenate:
ne jère mbrijacate sètt-òtte,
dàve la palle a Perròtte,
Perròtte terì m’porte,
e pe’ la Cremunese jère notte!

Pe’ nóje tefósce, nghe tótte lu còre,
llu pòste ci deve recurdà na paròla sòle..,
chèlle che diciàvame sempre só lu cambe,
préme, mò, pe ssèmbre: “FORZA SAMB!”

Quel campo ha visto battaglie sportive pionieristiche, ha visto crescere la passione per il calcio nella nostra città, ha visto anni di gloria in serie B, e purtroppo la pagina dolorosa del rogo in cui morirono due giovani ragazze sambenedettesi, Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni, e decine di tifosi rimasero sfigurati.

Dunque, che fare? Un progetto del 1997, progettista l’ingegner Enzo Eusebi, prevedeva di tagliare in due le curve per far passare un ampio viale in mezzo, e di destinare a impianti sportivi gli spazi rimanenti abbattendo i distinti e la tribuna; si prevedeva a est una piscina coperta e due palestre, a ovest tre campetti polivalenti.
Un progetto di pochi anni fa del comitato “Un’onda per il Ballarin”, architetto Mirco Assenti, prevedeva spazi verdi su una superficie ondulata da un lato, spazi multifunzionali dall’altro, e sotto l’onda più alta il museo della Samb (vedi foto).
Esiste anche un bel progetto realizzato nel 2012 come tesi da giovani laureandi in architettura, gli architetti Narcisi e Di Sciascio, che propongono di realizzare un spazio eclettico di saldatura tra Grottammare e San Benedetto, ma forse trascura eccessivamente la storia sportiva del luogo.

Ci sono anche progetti alternativi più o meno futuristici di cui si sta discutendo in questo periodo, e sono al vaglio dei vari (troppi?) comitati cittadini pro-Ballarin.
Si è appena costituito un “Comitato Fondazione Ballarin“, che si propone di individuare attraverso incontri e assemblee quale debba essere il futuro dell’area prima di qualsiasi abbattimento, e di verificare la condivisione popolare sui diversi progetti che vengono proposti.

Altri due comitati, attivi da tempo con progetti e raccolte di firme, sembrano confliggere come da antica usanza italica (guelfi e ghibellini, poi guelfi bianchi e neri, ogni cosa è utile per dividersi), come mostra l’ultimo comunicato:  Noi  del Comitato Cittadino “Salviamo il Ballarin, la storia e il diritto allo sport”, che ha raccolto 3500 firme, ci teniamo a precisare che dell’iniziativa di organizzare un incontro pubblico con i candidati sindaci (promossa attraverso i mezzi di informazione dagli amici del ‘Comitato per la riqualificazione dello Stadio F.lli Ballarin’ riconducibili al loro progetto denominato Un’Onda per il Ballarin) non abbiamo ricevuto nessun invito e vogliamo precisare che il loro progetto e la loro proposta non li condividiamo, ma soprattutto, che ci dissociamo da qualsiasi loro iniziativa.

Personalmente mi sembrano interessanti i vari progetti e le attività dei comitati, però cercherei di non fare nulla di impattante o di troppo complesso, lo spazio interno può restare destinato al calcio; se proprio fosse necessario ridurlo per migliorare la viabilità, può diventare un centro sportivo per diverse discipline (calcetto, tennis, nuoto, ecc.) preservando la curva sud sotto la quale collocare l’auspicato museo, non della sola Samb ma di tutto lo sport locale: Il Museo dello Sport Sambenedettese.

Le tribune fatiscenti, se sono effettivamente irrecuperabili come appaiono alla vista, possono essere abbattute più o meno parzialmente lasciando il campo recintato con verde intorno ad uso sportivo, magari riconsegnato alla stessa Samb che non possiede strutture per le giovanili e gli allenamenti: questa soluzione sarebbe il massimo, ed è talmente semplice e naturale da sembrare come l’uovo di Colombo.  Partendo dal progetto Onda ho realizzato una immagine photoshop, che senza troppe pretese vuole rendere l’idea di come apparirebbe il Ballarin così ristrutturato senza tribune (vedi foto): uno spazio aperto alla vista e gradevole all’ingresso nord della città, destinato allo sport e arricchito dalla storica curva che viene mantenuta e dipinta con i colori del cuore, il rosso e il blù.

Primo Angellotti