
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Dov’è il Comune?”. Lo domanda a più riprese Riccardo Rossi prima di dare il via allo spettacolo al Teatro Concordia, sabato sera.
Una quindicina di posti riservati all’ente e alle autorità lasciati tutti desolatamente vuoti, in primissima fila. Motivo che spinge l’attore romano a scendere in platea e a condurre personalmente gli spettatori seduti nelle retrovie (svariate comunque le sedie libere) nelle poltroncine principali.
In realtà un esponente dell’amministrazione c’è: l’assessore Luca Spadoni, che assiste in silenzio – e a tratti sorride imbarazzato – alla polemica dell’artista, che citerà ciclicamente il Municipio per tutte le due ore di esibizione: se una battuta riesce è grazie all’assenza del Comune, se invece l’applauso non è immediato è perché nel frattempo è entrato qualcuno degli invitati.
Incidente diplomatico a parte, “L’amore è un gambero” strappa risate. Lo spettacolo potrebbe finire già dopo cinque minuti “perché quella è la durata del vero amore”, scherza Rossi.
Nella fase dell’innamoramento, è l’uomo a tentennare maggiormente dopo la prima notte passata assieme. Vorrebbe fuggire, scappare, si inventa impegni, pure se è domenica: “Ma di fronte a una proposta di grigliata all’aperto ci sciogliamo e ci dimentichiamo di tutto”.
La prima regola per sopravvivere? Evitare la convivenza. “E se proprio si decide di andare a vivere insieme, fare tutto in modalità stereo, non mono: due linee telefoniche, due televisori, due camere da letto con altrettanti bagni distinti e soprattutto due computer con password d’accesso sigillate”.
Rossi sostiene che “il vero matrimonio è il secondo”, tanto che converrebbe saltare direttamente il primo, che ormai dura pochissimo: “Ho ritrovato in una scatola tutte le partecipazioni di nozze che ho conservato dai 18 anni ad oggi. Otto su dieci erano carta straccia!”.
Il manuale d’amore in realtà è una forte accusa rivolta agli uomini, colpevoli di buttare giù il castello proprio sul più bello: “Quando il figlio se ne va di casa, i genitori che fanno? Si lasciano”, sostiene Rossi. “E l’uomo, che è un deficiente, si mette con una di 20 anni e ricomincia tutto da capo con 30 anni di più e il colesterolo a 300. Allora è vero che l’amore è un gambero”.
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Personalmente non ho mai capito il perché le cosiddette “Autorità” non solo hanno necessità di appropriarsi di biglietti gratuiti e per di più sono quelli con i posti migliori.
Se io pago, dovrei essere io ad avere diritto al posto migliore come contribuente.
Se poi le “Autorità” si arrogano del diritto di dire “i biglietti mi spettano perché come ruolo istituzionale sono io che do il patrocinio”, vorrei ricordare loro che il patrocinio che concedono è sempre grazie a noi contribuenti che con le nostre tasse abbiamo pagato la ristrutturazione dei teatri.