SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tu chiamala, se vuoi, confusione. Il centrosinistra smentisce se stesso e ventiquattr’ore dopo l’interpartitica di lunedì sera rivede le posizioni relative al veto sulla candidatura alle primarie di Paolo Perazzoli.

Non sono le nostre primarie e non essendo le nostre primarie non posso permettermi di andare dal Pd a chiedere di escludere una persona dalla gara”, afferma il segretario dei Socialisti Umberto Pasquali.

Non proprio la stessa versione di Verdi, Sel ed ex-Idv, che invece considerano incompatibile l’ex sindaco con i programmi presenti e futuri dell’attuale maggioranza.

“Ci ritroviamo con quattro candidati, tutti del Pd – prosegue Pasquali – se fossero state consultazioni di coalizione avremmo potuto decidere, buttare giù un programma, stilare regole e scegliere a quel punto i candidati. Ma siccome non è stato fatto, adesso non mi permetto di andare a casa d’altri a dire chi è candidabile o meno. Non è intenzione del Partito Socialista interferire in questo delicato momento nelle scelte degli uomini e delle donne che lo stesso Partito Democratico, autonomamente, intende candidare alle proprie primarie. Se poi all’interno del Pd c’è qualcuno che non vuole la candidatura di Tizio o Caio che lo dica apertamente al suo partito negli organismi deputati e non coinvolga i partiti della coalizione”.

E il diretto interessato che dice? “L’unica maniera per impedirmi di partecipare alle elezioni è battermi alle primarie – ribatte Perazzoli – non ci sono scorciatoie, forse dà fastidio la mia proposta di cambiamento. Io faccio ragionamenti politici, altri vivono solo per il mantenimento della loro poltrona. Sono tranquillissimo. Chi pensa di dettare le regole partecipi, mi sconfigga.  Certi personaggetti, citando il De Luca di Crozza, sono ossessionati da me”.

Resta da capire, qualora vincesse Perazzoli, come potrà nascere una coalizione di governo in una situazione di tale tensione. “La giunta Gaspari dimostra che si può. Spadoni cinque anni fa era all’opposizione dura e pura e tra i promotori del referendum anti-Megavariante. Oggi siede in giunta. Un conto sono le persone, un altro le forze politiche. Fanini non rappresenta più l’Idv, ma rappresenta Fanini, mentre quando si parla di Verdi ci riferiamo ad appena due persone”.