Dal numero 1059 di Riviera Oggi, in edicola

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il centrodestra vuole davvero vincere le elezioni?

Ammetto: la domanda può sembrare ridicola, la risposta può apparire scontata. Ma se si analizzano gli ultimi mesi di accuse, proteste e fratture insanabili il quesito sorge spontaneo.

A luglio pareva tutto fatto, grazie all’impegno profuso dall’onorevole Gianluigi Scaltritti. Forza Italia e soci fatti sedere ad un tavolo, dopo anni di frizioni ed incomprensioni. “Lavoriamo per l’unione”, hanno ripetuto per mesi. In effetti andava posta una pietra sui suicidi del 2006 e, soprattutto, del 2011.

E siccome ‘non c’è due senza tre’ rieccoci qui, al punto di partenza, come se il passato non esistesse e non avesse insegnato niente.

Ognuno rivendica ragioni sugli altri. La colpa è sempre altrui, mai un esame di coscienza.
Rispetto a cinque anni fa la situazione è addirittura peggiorata, dal momento che molti dei contestatori attuali alle ultime amministrative si presentarono nel listone del Popolo della Libertà.

Il problema sta tutto nel mezzo: in un lustro cosa si è fatto per ricomporre i cocci? Con un Gaspari padrone del suo destino e nemici venuti a galla dal suo stesso partito, i berlusconiani avrebbero avuto il tempo per ricostruire una squadra ed eliminare i dissapori. Invece niente.

Non che i detrattori abbiano completamente torto: l’opposizione è stata nelle mani esclusive di Loredana Emili e del Movimento Cinque Stelle, con Forza Italia che si è dedicata più che altro alla polemica del giorno successivo.

Va però detto che chi adesso dà patenti di buona politica, in questo quinquennio raramente si è visto, salvo riaffacciarsi sulla scena quando il profumo di elezioni comunali si è propagato nell’aria.

Pasqualino Piunti, a cui si può rinfacciare individualismo politico e ossessione mediatica, è in lizza dallo scorso giugno e, almeno fino ad ottobre, nessuno ha alzato il dito in segno di dissenso. L’ex vicepresidente della Provincia non è il nuovo che avanza, non è il prototipo della rottamazione e nemmeno il leader capace di aggregare, ma è innegabile che sia il personaggio maggiormente spendibile per la competizione elettorale. Chi sognava (e sogna) di meglio ha continuato ad invocare primarie contro Giorgio De Vecchis che, probabilmente, il consigliere comunale avrebbe vinto a mani basse.

Piunti, non è un mistero, non ha fatto niente per placare gli animi. Anzi, ha evitato il confronto con i dissidenti e bocciato l’ipotesi di consultazioni interne: “Se vincessi, gli sconfitti farebbero comunque storie. Quindi perché perdere tempo?”, è l’estrema sintesi del suo ragionamento.

Tuttavia, a lasciare perplessi è l’atteggiamento enigmatico dei contestatori, che nemmeno nei giorni in cui la leadership di Piunti ha barcollato hanno aperto all’ipotesi di una riconciliazione.

Ecco allora che si torna alla domanda di apertura: il centrodestra vuole davvero vincere? La sensazione, che sta diventando convinzione, è che a qualcuno giovi far perdere il centrodestra per poi muoversi agilmente tra le “macerie”, piuttosto che vincere e ritrovarsi al governo con persone (e partiti) con cui entrerebbe fin da subito in conflitto.

L’ennesima debacle di Forza Italia silurerebbe contemporaneamente il coordinatore provinciale Andrea Assenti, il capogruppo sambenedettese Bruno Gabrielli e lo stesso Piunti. Occasione ghiottissima, altro che conquista del Municipio. A pensar male si fa peccato, ma…