MONTE URANO – È scattato nella mattinata del 13 gennaio un blitz della Guardia di Finanza del gruppo di Fermo. In esecuzione del provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale hanno sottoposto a sequestro un’intera azienda calzaturiera di Monte Urano del valore di un milione di euro. Il provvedimento costituisce l’epilogo di un’attività di polizia giudiziaria delegata dalla Procura della Repubblica di Fermo mediante la quale è stato possibile individuare e ricostruire gli artificiosi trasferimenti dei beni di una società in fallimento, dirottati verso un’altra impresa che, come emerso nel corso delle attività svolte sotto l’egida del Procuratore Capo Domenico Seccia sarebbe stata costituita appositamente all’unico fine di permettere la distrazione dei beni dalla massa fallimentare.

I fatti risalgono alla primavera del 2013 allorquando il complesso aziendale così sottoposto a sequestro è pervenuto alla società fallita attraverso un contratto di affitto d’azienda. Una circostanza che, di fatto, ha impedito alla stessa impresa (poi fallita ma all’epoca già in stato di dissesto e di conclamata insolvenza) di esercitare qualsiasi attività produttiva e conseguenzialmente di poter onorare i debiti contratti. Nel contempo, mentre tutti gli utili realizzati per effetto dell’esercizio dell’attività produttiva dalla nuova società subentrata in forza del contratto di affitto, sono stati “dirottati” in proprio esclusivo favore tutti i debiti della vecchia realtà aziendale sono rimasti accollati alla stessa, con grave pregiudizio per i creditori.

Contestualmente alle operazioni di sequestro dell’intera azienda (il cui corrispondente valore monetario è stato quantificato anche in funzione dei relativi beni, tra i quali i macchinari per la produzione delle calzature, pellami, due autocarri, mobili e arredi) trenta finanzieri del Gruppo di Fermo hanno dato esecuzione anche ai provvedimenti di perquisizione presso le due aziende coinvolte nelle indagini, i domicili dei relativi amministratori e soci insistenti nei comprensori di Fermo, Monte Urano, Grottazzolina, Torre San Patrizio e Montegranaro e presso lo studio del professionista che ha curato le operazioni di “trasferimento aziendale”.

In esito alle attività è stata acquisita copiosa documentazione la cui analisi in corso è finalizzata a definire nel dettaglio ogni risvolto della vicenda che possa escludere altre eventuali manifestazioni di illegalità e che i reparti dipendenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno (nell’esercizio del preminente ruolo di polizia economica e finanziaria a competenza generale) sistematicamente adottano al fine di individuare in un’ottica di trasversalità tutte le potenziali condotte fraudolente con particolare riguardo a quelle (come nel caso in rassegna) distrattive di asset patrimoniali in ambiti di procedure concorsuali a tutela anche dei creditori.