SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La protesta di Orgoglio Sambenedettese che potete leggere di seguito si concilia molto bene con quanto è accaduto al sottoscritto venerdì scorso 1° gennaio 2016.

Mia moglie cadendo dalle scale ha riportato contusioni al braccio destro e un ecchimosi ad un occhio. L’ho accompagnata al Pronto Soccorso dove, alle 11 circa è stata registrata con il codice verde. Ci siamo accomodati in sala d’attesa che al nostro arrivo era quasi vuota. Durante l’attesa, esattamente alle 14, ho perso la pazienza per la quale devo scusarmi, ed ho avuto una divergenza di opinione con l’addetta. Alle 17 circa (cinque ore dopo il nostro arrivo) mia moglie è stata chiamata per la visita e per gli accertamenti per cui siamo andati a casa alle 19 circa. Appena uscita mi ha assicurato che, effettivamente, nelle sale interne c’era un via vai incredibile di pazienti con medici ed infermieri in affanno per soddisfare esigenze di vario genere. Da qui le mie scuse che mi hanno portato a questa riflessione (anche perché proteste sui tempi lunghi di attesa arrivano spesso al nostro giornale): una volta accertato che la colpa non è dei lavoratori, non possono esistere motivi validi per giustificare quasi otto ore di attesa, indipendentemente dal colore del codice. Occorre mettervi riparo e basta.

Nella lettera che segue una spiegazione che, migliore e più credibile, non potevamo aspettarci:

“Nuovo scippo al presidio sanitario sambenedettese in emergenza sanitaria da parte sempre del potere offidano ed ascolano ed ora si aggiunge anche quello fermano dove recentemente è stata assegnata la postazione Hub della Gastroenterologia sempre a nostro discapito.

Ma andiamo alla sostanza:  con atto determina 915 del 24 dicembre del Direttore Generale Asur, avente in oggetto l’attivazione rete emergenza urgenza, è stata assegnata una nuova postazione (potes) di emergenza urgenza in uso tra Ascoli e Fermo. La postazione team di autista medico ed infermiere denominata jolly all’origine doveva essere assegnata al presidio di San Benedetto visto che la postazione di San Benedetto risulta scoperta di notte di una unità infermieristica e dotata di un medico 118 rispetto ad Ascoli che ne detiene 3.

Ma visto che l’attività in termini di accessi e prestazioni presso il presidio di San Benedetto forse è seconda solo ad Ancona quali criteri utilizza la Regione Marche per distribuire certezze ai cittadini sul territorio? Dopo che hanno zittito i sindacati regionali ora si prosegue a colpi di potere politico con buona pace della cosiddetta opposizione.

San Benedetto città capofila della riviera sempre più defraudata in campo sanitario con una rete emergenza urgenza molto discutibile visto che le unità infermieristiche lasciano i locali interni al pronto soccorso per salire in ambulanza e nei turni notturni talvolta rimangono in tre unità infermieristiche quando le due ambulanze sono sul territorio, facendo elevare in via preoccupante il livello del rischio clinico a discapito di cittadini ed operatori.

Noi abbiamo bisogno di bravi medici, bravi infermieri e bravi primari ma senza interferenze politiche che come in questo caso ci tolgono ossigeno. Ora giunge l’ennesimo colpo al territorio rivierasco con una rete emergenza urgenza che va ulteriormente ad indebolirsi perché da noi i politici non portano avanti progetti per il territorio ma si sono suddivisi tra camerieri e bravi millantatori di potere, per affermare il proprio ed egoistico primato elettorale.

Chi oggi può assumere un ruolo attivo e riconosciuto in sanità è la Regione Marche e la Conferenza dei Sindaci mentre al Direttore Generale spetterebbe il compito di gestire le decisioni assunte. Orgoglio sambendettese pertanto continua ad invocare una conferenza dei sindaci per rivedere l’organizzazione della rete di emergenza urgenza e della collocazione della neonatologia e chiede contestualmente un incontro al Presidente della Conferenza dei Sindaci per rappresentare la propria proposta sanitaria per migliorare l’offerta ai cittadini”

Firmata: “Orgoglio sambenedettese”

Aggiungo soltanto che alle conferenze dei sindaci personalmente non credo mentre sono convinto che la fusione di comuni della Riviera Picena e quelli collinari attigui porterebbe alla naturale soluzione dello specifico problema. Non più una decina di sindaci ma uno solo con dietro però 100 mila abitanti. È semplicemente l’uovo di Colombo che il Comitato “Fondiamoci, oggi si può” (al quale mi onoro di far parte) sta cercando di far capire ai cittadini massignanesi, acquavivani, grottammaresi, ripani, sambenedettesi, monteprandonesi, monsampolesi, cuprensi ecc (Anche ai martinsicuresi, perchè no!) con motivazioni validissime, quella sanitaria è solo una delle tante. Anche se, probabilmente, la più sentita.