SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tutti colpevoli, nessuno escluso. E’ deluso Gianluigi Scaltritti per la spaccatura avvenuta nel centrodestra tra Forza Italia e Fratelli d’Italia prima e all’interno dello stesso partito della Meloni poi. Eppure lui ci aveva provato a ricompattare la coalizione in vista delle amministrative del 2016.

“La speranza è che si possa ancora trovare una soluzione – dice l’onorevole – mancano cinque mesi, anche se temo che ormai le parti siano inconciliabili. Purtroppo sta accadendo ciò che temevo. I partiti dimostrano ancora una grossa immaturità. Con l’Albero e la formazione del tavolo avevamo l’intenzione di mantenere la fase decisionale a San Benedetto, invece sono riemerse interferenze con logiche di altro tipo. Mi spiace per quello che è successo, si stanno portando avanti iniziative personali che stanno degenerando”.

Scaltritti era riuscito a riavvicinare parti distanti tra loro nell’ottica della ricostruzione di una squadra che non lasciasse nessuno per strada. Una ricerca dell’unità complessa e paziente che sembrava poter dare i suoi frutti, fino all’implosione di ottobre. “Fratelli d’Italia ha radicalizzato le sue posizioni, Forza Italia si è arroccata. Io non demordo, ma riprendere in mano la situazione è obiettivamente difficile. Stimo tantissimo De Vecchis, come stimo Piunti. La mia aspirazione era creare una squadra con tutti e due dentro. Ognuno avrebbe avuto un suo ruolo, ci si sarebbe messi d’accordo. Le due personalità non erano negative, anzi. Pasqualino ha più visibilità e consenso individuale, Giorgio a mio avviso conosce bene il lato amministrativo, pur scontando un minore appeal. Ma tutti i miei buoni propositi di mediazione sono stati aggirati per bellicosità personali”.

Gli errori del 2006 e del 2011 rischiano di essere ripetuti per la terza volta, con la possibilità di riassegnare il governo della città al Pd nonostante gli screzi in corso nell’universo democrat. “Noi viviamo ancora di rancori e non si capisce che ai cittadini di certe cose non gliene frega niente”, osserva l’ex parlamentare. “Tutti hanno aspirazioni di vendetta, nessuno discute mai dei temi importanti e seri. Sono dispiaciuto per la città perché ritengo la proposta della sinistra scarsa, con tutto il rispetto per i candidati del Pd. Perazzoli è una figura che andava bene in un certo periodo, mentre la Sorge francamente gode di un consenso dovuto ad una posizione di potere più che a delle capacità effettive”.

Quando si tratta di puntare il dito verso i colpevoli, Scaltritti non fa nomi tracciando tuttavia degli identikit impeccabili: “Un responsabile c’è, ma se lo dico pare che voglia attaccare o salvare qualcuno. Al fianco di Piunti ci sono uomini che dovrebbero uscire dalla politica e che hanno generato solo danni. Gente che ha ruoli importanti in Forza Italia. La politica è anche mediazione. Consigliai a Pasqualino di fare passi indietro per farne due avanti, invece si è arroccato nella sua torre”.

L’ideatore de “L’Albero” avrebbe voluto fissare la data di un nuovo confronto, prima che la situazione degenerasse definitivamente: “Se si fosse svolto avrei chiesto la sospensione delle iniziative per tentare di calmare le acque. Mi sono ritrovato in mezzo a persone vittime dei loro istinti”. E agli errori si aggiunge pure quello di un no ad oltranza alla pratica delle primarie: “Le hanno fatte diventare un pretesto per litigare; non ci voleva tanto, avevamo la gente disposta a mobilitarsi. Se avesse vinto Piunti, avrebbe compattato il team. Sarebbe stato più forte, non ho mai capito il suo comportamento, ha utilizzato metodi sbagliati. Aveva tutte le carte in regola e avrebbe avuto me al suo fianco”.

Niente sconti nemmeno per Fratelli d’Italia, con la sezione sambenedettese sfuggita al controllo di Marco Fioravanti: “Forse pensava di poterla gestire, sbagliando previsione. Però l’azzeramento in un momento così delicato che senso ha?”.