Qui la seconda parte

Nella Grecia antica non si parlava di turismo ma di tempo da dedicare all’ozio,alla contemplazione, alla partecipazione alle attività ludiche, teatrali, sportive, politiche, legato alla conoscenza e alla meditazione intellettuale. Difficilmente si può assegnare lo stesso significato ad alcune tipologie di vacanze attuali.

Si lasciano condomini di città per andare in condomini di mare con le stesse problematiche, si lasciano gli uffici di lavoro dove non sopportiamo il collega, per finire sotto gli ombrelloni gomito a gomito magari per caso con lo stesso collega, si parte “scaglionati” tutti il medesimo giorno e la medesima ora per evitare il traffico in autostrada, rendendo “insostenibile” anche quelle giornate che dovrebbero essere dedicate al nostro benessere sia fisico che psichico.

Dal 1° al 3 ottobre a Napoli si è tenuto per volere del Ministro Franceschini l’incontro “Stati Generali del Turismo Sostenibile”. L’evento svolto dovrebbe offrire lo spunto per avviare una serie di riflessioni e di incontri sul turismo locale in chiave di sostenibilità.

Una ricerca sul turismo sostenibile realizzata dalla fondazione Univerde e Ipr-marketing (2014) evidenzia come la sostenibilità non sia più percepita come un vincolo ma come un’opportunità di crescita. Il tempo dedicato alla vacanza ha assunto connotazioni diverse a seconda delle epoche e dei contesti sociali come ho sintetizzato in una infografica allegata all’articolo come immagine, e la sfida futura è rappresentata da come tratteremo la tematica della sostenibilità in ambito turistico.

A livello temporale ma anche funzionale il turismo della Riviera delle Palme è caratterizzato dalla stagionalità, quindi grandi carichi urbanistici (traffico di merci e persone, gestione delle acque, etc.) e di consumo di risorse ed energia nei mesi estivi (acqua, gas, elettricità, etc.). Definisco questa tipologia di “turismo ad intermittenza”, perché accesa in estate e spenta in inverno, con le relative problematiche di gestione di una città vivibile in inverno e sempre meno in estate.

Mi sono sempre chiesto se dopo la bandiera blu data alla spiaggia, non sia il caso di istituirne una anche per quello che c’è dopo la spiaggia, si può definire sostenibile un lungomare super trafficato e quindi inquinato? Per la serie: esco dalla spiaggia ecolabel per andare a respirare aria non proprio eco, ma queste sono i paradossi della sostenibilità.

Uno sforzo maggiore andrebbe fatto a livello territoriale per raggiungere quella parte di turisti sostenibili che sono sempre più in crescita e che potrebbero essere il nuovo target di clienti, per dare una nuova identità alla tipologia di turismo offerto dalla Riviera.

Una possibile strada potrebbe essere quella di agire in un’ottica di “smart-city” per il turismo, una sorta di “Friburgo” famosa per i suoi quartieri sostenibili che attira molti studiosi, turisti e visitatori, basata su buone pratiche per la gestione di territori turistici come il nostro.

I temi da prendere in considerazione, che dovrebbero abbracciare tematiche attuali anche come chiave di volta per uscire dalla crisi, potrebbero essere:

La riqualificazione, sia a livello territoriale attraverso interventi mirati al risanamento del dissesto geologico, ad esempio la ri-naturalizzazione dei torrenti in un’ottica di greenway come assi ciclo-pedonali di penetrazione dalla costa alla collina, sia a livello dell’edificio attraverso la riqualificazione delle strutture ricettive come stabilimenti balneari, residence, hotel, campeggi.

L’accessibilità, amo sempre dire che, se si progetta la città per queste due categorie bambini e anziani, abbiamo risolto i problemi di gran parte dei cittadini, ma le strutture e le infrastrutture sia fisiche che non, tipo internet, devono essere fruibili, abbattere barriere sia fisiche che mentali, è la chiave anche di un’integrazione sociale.

Le reti, fisiche come le infrastrutture stradali, ferroviarie, ciclopedonali (ricordiamoci che l’Abruzzo nel 2016 finirà il suo progetto di ciclovia lungo tutta la sua costa) e quelle immateriali come la rete del web, possono e devono aiutare a mettere a sistema il territorio con il fine di aumentare la competitività e migliorare l’efficienza dei servizi offerti sia al turista che al cittadino.

Questi potrebbero essere tre temi da sviluppare in un futuro che già sembra vecchio, ricordo che città come Curitiba in Brasile  cominciò la sua trasformazione in smart-city nel 1971, per fare certe cose occorre tempo, buon senso e programmazione.