SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un aiuto da Roma? Carlo Ciccioli boccia l’idea di un intervento dalla Capitale da parte dei big e richiama il centrodestra alla responsabilità: “Se accadesse, vorrebbe dire che a San Benedetto non c’è maturità politica. Una città è autosufficiente quando si autodetermina. Contesterò un’eventuale decisione dall’alto, senza dimenticare che arriverebbe troppo tardi visto che la priorità verrà data ad altre realtà, come Milano, Roma e Napoli”.

Il portavoce regionale di Fratelli d’Italia ha incontrato giovedì sera il coordinamento comunale del partito ribadendo la volontà di arrivare ad una scelta condivisa e all’unità dell’intera coalizione: “Il tempo c’è per trovare la strada migliore. Altrimenti riproporremo lo schema delle Regionali, al fianco della Lega. Piunti è una persona esperta e stimabile, ma non la consideriamo capace di portarci alla vittoria”.

Le primarie a questo punto sembrano accantonate, per cause di forza maggiore: “Se ci fosse stato buon senso da parte di Forza Italia, sarebbero già in cantiere. Non possiamo organizzarle da soli, sono state superate dai fatti. Non è possibile giocare a calcio se l’altra squadra non si presenta sul campo. Forza Italia ha davvero sbagliato, con le primarie si sarebbero superati gli schemi e ci saremmo potuti contare”.

Ciccioli invoca il terzo nome. Qualora non arrivasse si andrebbe verso una candidatura di bandiera, rappresentata magari dallo stesso Giorgio De Vecchis. Tuttavia, l’idea di un mister X sta balenando pure nella testa dei berlusconiani, assai turbati dai sussulti dei giorni scorsi.

A Piunti si contesta l’incapacità di dialogare con i possibili alleati, optando per una corsa in solitaria supportata dal gruppo dei fedelissimi. Non a caso, giovedì sera l’ex vicepresidente della Provincia si trovava a cena al Parco dei Principi di Grottammare assieme ai componenti della sua futura lista.

C’è poi un discorso di tempistica che si sta facendo largo. Piunti pagherebbe una partenza troppo anticipata rispetto alla tabella di marcia. Un’autocandidatura nata a giugno che, secondo qualcuno, avrebbe generato in fretta degli anticorpi all’interno del centrodestra.