PADOVA – Nella giornata del 3 dicembre la Guardia di Finanza di Padova ha dato corso ad una vasta operazione di Polizia Giudiziaria a contrasto dell’evasione fiscale nel settore del commercio internazionale di olii lubrificanti e gasolio per autotrazione, perpetrata da un’organizzazione criminale con vertice e base logistica nel Padovano e ramificazioni sull’intero territorio nazionale.

Arrestato il promotore della frode e sequestrati beni per oltre 600 mila euro, tra cui una barca a vela. I finanzieri del locale Nucleo di Polizia Tributaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Padova, hanno anche eseguito quaranta perquisizioni presso sedi di società e abitazioni situate nelle province di Padova, Venezia, Treviso, Verona, Milano, Teramo, Napoli, Reggio Emilia, Roma, Foggia e Campobasso.

Complessivamente l’indagine riguarda 27 persone alle quali, a vario titolo, sono contestati reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, mancato assolvimento dell’imposta di consumo sugli olii lubrificanti e bancarotta fraudolenta. Dal 2011 ad oggi l’organizzazione ha introdotto e commercializzato sul territorio nazionale 4.500.000 litri di olio lubrificante evadendo imposte di Comando Provinciale Guardia di Finanza Padova per quasi 2 milioni di euro e ingenti quantitativi di carburante evadendo l’Imposta sul valore aggiunto per quasi 3 milioni di euro. Attraverso la gestione di 30 imprese di comodo sparse sul territorio nazionale e in altri stati membri U.E. nonché il ricorso a una “scuderia” di ben 13 prestanome rintracciati tra persone alcolizzate e non abbienti, l’organizzazione ha introdotto in Italia ingenti quantitativi di olio lubrificante in confezioni (barattoli, fusti) di provenienza comunitaria senza assolvere al pagamento delle imposte di consumo e del contributo sugli olii usati.

Tale frode è stata perpetrata in modo articolato, mediante l’invio di prodotto da paesi membri in favore di società “cartiere”, che, a loro volta, emettevano falsi documenti di trasporto e false fatture, in modo da simulare la legittima provenienza del prodotto petrolifero e approvvigionare rivenditori italiani senza destare il sospetto che sull’olio non fosse stata assolta l’imposta di consumo. L’olio è stato distribuito su gran parte del territorio nazionale partendo da basi logistiche non autorizzate allo stoccaggio di olii minerali e sconosciute all’amministrazione finanziaria.

Avevano anche introdotto nel territorio dello Stato rilevanti volumi di gasolio per autotrazione di provenienza slovena, che venivano immessi in consumo facendoli transitare da depositi commerciali locali con la licenza di “destinatario registrato”. Una volta assolta l’accisa sul prodotto, attraverso l’interposizione di società di comodo create per non assolvere gli obblighi Iva, la merce giungeva infine a distributori (cosiddette “pompe bianche”) a prezzi oltremodo concorrenziali rispetto a quelli normalmente praticabili.