Forse neppure “i mercati” credono più a Mario Draghi o meglio all’istituzione che rappresenta, la Banca Centrale Europea, vero vertice istituzionale dell’Unione Europea, stante i pessimi esiti nelle borse europee dopo l’annuncio dell’infinito e inutile Quantitative Easing (fino a marzo 2017).

L’operazione di Draghi ha due soli effetti, già sperimentati per altro in Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti prima che in Europa: riduce i tassi di interesse e in questo modo svaluta la moneta (euro) perché le richieste di titoli di Stato in euro si riducono.

L’operazione di Draghi ha come aspetto positivo quello di far capire alla cittadinanza che una Banca Centrale come la Bce potrebbe finanziare tutto il benessere necessario senza aumentare di un centesimo la tassazione. E che il famoso “spread” può essere azzerato in qualsiasi momento lo si voglia, e che non occorre che le banche prestino denaro agli Stati. Se la Bce può prestare 60 miliardi al mese alle banche a tasso praticamente zero, allora potrebbe prestare identica cifra, o anche dieci volte tale, agli Stati europei per ridurre le tasse, fare investimenti, realizzare infrastrutture, garantire il welfare, migliorare l’ambiente, migliorare l’istruzione, la ricerca.

Se non lo fa la scelta è politica.

Ed è una scelta politica antipopolare, perché le classi medie e basse non devono progredire e avere sufficiente forza nei confronti della cosiddetta élite neofeudale, il famoso 1%. Tutti i nostri governi sono corresponsabili di questa censura.

Ora la Bce è di nascita sfortunata, perché oltre ad avere come obiettivo quello della “stabilità dei prezzi”, subordinando tutte le altre politiche economiche al terrore dell’inflazione, come imposto dalla Germania, ha anche un target rigido al quale dovrebbe misurarsi, ovvero una inflazione del 2%.

Il che non significa nulla, come tutti i parametri di Maastricht e del Fiscal Compact votati dai nostri ignari e colpevoli parlamentari. Si può avere un’inflazione al 6% ed essere tra le potenze mondiali o averla a zero come oggi in Europa e diventare straccioni.

Ma anziché il bazooka di Draghi, come la stampa nostrana a regime unico ha ribattezzato il Quantitative Easing, elogiandolo su titoli a tutta pagina e bollando chi aveva almeno letto qualche articolo e visto qualche grafico sui Q.E. già provati all’estero come “gufi”, bisogna davvero iniziare a parlare delle bazzecole di Draghi, uomo che potrebbe rappresentare, in futuro, l’ennesima giacca e cravatta dalle parvenze rispettabili e da mettere al potere in Italia, continuandone il commissariamento.

L’aspetto esilarante della vicenda Draghi-Bce-Q.E.-inflazione è che sta adoperando uno strumento che non ha lo scopo né la possibilità di aumentare l’inflazione e contemporaneamente la Bce è il caposaldo di politiche reali, quelle ciò che non restano nella pancia del sistema finanziario ma incidono la pelle di famiglie, giovani, pensionati, imprenditori, che hanno effetto concreto e contrario.

Le richieste del primo governo Tsipras avrebbero potuto aumentare un po’ l’inflazione, e la Bce ha chiuso i rubinetti delle banche elleniche. Nei documenti ufficiali della Bce si indica la necessità di ridurre il costo del lavoro, e dunque di fatto ad una riduzione del denaro nelle tasche dei lavoratori, che è una minor quantità di moneta in circolazione, e dunque minore inflazione.

La Bce elogia gli stati, come l’Italia, che approvano leggi economiche incentrate sulla riduzione della spesa pubblica e sull’aumento della tassazione, il cosiddetto pareggio di bilancio (lo Stato deve spendere esattamente quanto incassa), e tutte e due le misure, meno spesa e più tasse, sono una riduzione di moneta in circolazione, ovvero minore inflazione.

Agire concretamente per ridurre l’inflazione e dichiarare costantemente di volerla aumentare con mezzi inadatti sembra davvero una comica. Che finirà in tragedia, perché questa Europa rischia di essere salvata o dalla guerra o dall’esplosione di egoismi incontrollabili e non, purtroppo, da chi le si contrappone con la logica e con la forza della Costituzione Italiana.