Essere (e dunque lavorare per la vittoria) o non essere (e dunque lavorare per la sconfitta)?
Questo è il problema.

È bene saperlo: la città non ci perdonerà.
L’opportunità, unica alla fase ricostituente del centrodestra sambenedettese, è lì a portata di mano. Aspetta di essere afferrata.

Se non riusciremo a far convergere i partiti di area (tutti) attorno a un disegno politico sostenuto anche da una piattaforma civica aperta a contaminazioni e contributi esterni, ad aggregare passioni (fenomeno che da tempo non siamo più capaci di fare), se non anteporremo alle legittime aspirazioni dei singoli aspirazioni di interesse generale e un progetto condiviso, organico, credibile e alternativo al Partito Democratico, la città – questa città che ha pagato sulla propria pelle dieci anni di cattiva amministrazione – non ci perdonerà.

Il nostro elettorato non ci perdonerà un governo in continuità con quello uscente. E avrà ragione a farlo.

Mi aspetto l’ovvio.
Anche un bambino capirebbe che con un comune obiettivo e un unico candidato sindaco questa coalizione potrebbe perfino farcela. Il centrodestra può vincere se è unito. È un dato di fatto. È nella logica delle cose. È così. Piaccia o no poco importa. Si può crescere nei consensi, ma senza unità politica e di intenti non siamo vincenti.

Una gara al nostro interno (invece che contro gli schieramenti avversari) tra chi perde la partita con più voti sarebbe folle. Senza senso. Sarebbe il paradigma aureo e perfetto dell’autolesionismo del centrodestra sambenedettese.

E la città non ci perdonerà.

 

Katiuscia Chiappini, vice coordinatrice provinciale di Forza Italia