SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Fuori dai giochi, a meno che da Matteo Renzi non arrivi una sonora smentita alle parole del vicesegretario nazionale del Pd Debora Serracchiani che intende negare la possibilità di candidarsi a chi in passato ha già ricoperto la carica di sindaco.

A livello nazionale la norma è stata ribattezzata ‘anti-Bassolino’, mentre a San Benedetto la spada di Damocle penderebbe sulla testa di Paolo Perazzoli. Lui però fa spalluce: “Io sono sicuro che sarò il candidato del centrosinistra alle elezioni”, dice a Riviera Oggi. “Ci saranno le primarie, sono sicuro che parteciperò e le vincerò”.

L’ex consigliere regionale non usa mezzi termini: “Finché viviamo in uno Stato democratico contano le regole. In Italia la legge prevede un massimo di due mandati consecutivi, idem lo statuto del Pd. Se vogliono inserire questa norma devono prima cambiare la legge e lo statuto. Per modificare lo statuto occorre un congresso o il consenso di 2/3 dell’assemblea nazionale. Non è un percorso agevole. Le regole non si cambiano con le interviste”.

In realtà le regole delle primarie viaggiano su un binario indipendente rispetto alle leggi dello Stato. Basti pensare all’apertura delle urne ai minorenni, a patto che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età.

Perazzoli si rifà quindi ad illustri precedenti: “Il Pd candidò Enzo Bianco a Catania e pure lì si trattò di un ritorno. Non era un eretico, bensì un renziano. Forse in quel caso faceva comodo. La questione non mi preoccupa minimamente, i partiti non possono diventare comitati personali. L’ipotesi della mia esclusione non la prendo nemmeno in considerazione”.

Ad irritare Perazzoli è semmai la nuova data individuata per lo svolgimento delle primarie. “Arriveremo al 20 marzo con la lingua di fuori, dovrò rivedere il mio percorso, rallentarlo”. I candidati si erano infatti organizzati per un appuntamento compreso tra la fine di gennaio e metà febbraio, non oltre.