SAN BENEDETTO DEL TRONTO- “Mens sana in corpore sano” è la famosa  locuzione attribuita al poeta latino Giovenale che rimarcava l’effimerità dei beni terreni ma che ripresa nei secoli come motto da innumerevoli istituzioni, anche sportive in tempi più recenti, ha mutato la sua accezione verso il significato di “armonia psicofisica”.

E che lo sport sia tutta una questione di equilibrio psico-fisico è un principio evidente e evidentemente estensibile anche al calcio dove l’armonia e i tempi dei movimenti sono essenziali alla natura del gioco. Tutto facile a dirsi ovviamente ma riprodurre sul campo un  principio così generico che sfonda le porte della filosofia è tremendamente difficile, perché l’applicazione incontra sul suo cammino ostacoli di svariato genere come le condizioni fisiche e ambientali per esempio senza contare che inculcare in più di venti teste diverse dei principi di gioco non è mai un compito agevole visto che ognuno pensa e risponde con mente e corpo in maniera del tutto differente. Ma non c’è dubbio che chiunque riesca a tendere a quell’equilibrio perfetto riesca anche ad ottenere i migliori risultati visto che i grandi traguardi non possono prescindere da due elementi fondamentali: la testa e il fisico appunto.

Di testa e di fisico è stata anche la vittoriosa trasferta jesina che ieri ha portato la Sambenedettese a raggiungere un traguardo storico di sei trasferte vinte consecutivamente che valgono un distacco piuttosto ampio di 9 punti sulla coppia di inseguitrici Fano e S.Nicolò. Palladini vince la sua quinta partita di fila e conferma di aver decisamente cambiato la faccia dei rossoblu dando alla compagine una solidità inedita per quel che si era visto finora, solidità che in aggiunta alla mai persa verve offensiva sta delineando in questa squadra i connotati tipici della squadra vincente.

E come dicevamo prima, nello sport la differenza la fanno testa e fisico e chi testa e fisico riesce ad allenarli al meglio perché presentarsi su un campo in cui tutti, dal magazziniere all’ultimo dei ragazzini con la sciarpa al collo, ti aspettavano col coltello tra i denti e in quello stesso campo andare a vincere senza scomporsi e cadere in provocazioni ma anzi inducendo gli altri a due sciocche espulsioni è sintomo che la testa funziona come si deve. E vedere un “ragazzo” di quasi 34 anni come Alessandro Sabatino in occasione del gol, buttarsi in area a prendere un filtrante nonostante il lavoro di corsa e fatica che aveva da fare metri più indietro è sicuramente una questione di fisico, di una condizione fisica, da estendere a tutta la squadra, che finalmente è arrivata ai massimi livelli e abbinata a una giusta testa sta facendo vedere le migliori prestazioni di una squadra che adesso ha 31 punti, come la Maceratese lo scorso anno allo stesso punto del campionato ma con cinque lunghezze in più rispetto alla prima delle inseguitrici della scorsa stagione. E avendo ancora tutti negli occhi il genere di cammino fatto dai maceratesi un anno fa, se testa e corpo continueranno a supportare gli uomini di Palladini, allora sognare sarà più che lecito.