Primarie Pd. Il Partito Democratico non sta dando un bell’esempio ai cittadini che lo hanno sostenuto fino ad adesso.

Pur di non mollare l’osso, il vertice nostrano sta andando fuori le righe e, a viso aperto, pretende che a scegliere il candidato sindaco di San Benedetto del Tronto fosse Lui e non i cittadini. Mi riferisco chiaramente all’onorevole Luciano Agostini, offidano ma plenipotenziario piceno da oltre un ventennio.

Ha infatti ingaggiato una lotta fratricida contro Paolo Perazzoli che non ha nulla da invidiare alle amministrazioni Pd che hanno fatto seguito al suo duplice incarico conclusosi nel 2001. Antimo Di Francesco invece lo vedo nel mezzo di una trappola: farebbe bene a fare importanti distinguo o magari aspettare la consultazione amministrativa del 2021. Sta rischiando di buttare in mare un lungo e necessario periodo di apparteid.

Se Perazzoli non è considerato un ostacolo, a che pro la discesa in campo di un deputato che non ha nei suoi compiti quello di fare differenze tra chi ha contribuito a farlo arrivare in Parlamento. Tra loro lo stesso Perazzoli e tutti i suoi fan. Pensare che gli fa molta ombra e che lo teme non è peccato. Altrimenti sarebbe super-partes come nei suoi specifici doveri.

L’on. Agostini dice: non è giusto che, chi ha già governato, tarpi le ali alle giovani leve. Dimenticando che, nel suo Partito, cose del genere sono già accadute (anche vicino a San Benedetto se non sbaglio) senza che lui ponesse veti pubblicamente. Dimenticando anche che l’amministrazione Gaspari, per i danni procurati alla città, dovrebbe essere estinta a priori in tutti suoi componenti e seguaci traditori. Buon per lui ma non per noi, che la sua Offida abbia approfittato con intelligenza delle carenze sambenedettesi. Vogliamo bene ad Offida ma ci piacerebbe che i nostri amministratori copiassero il suo dinamismo.

Visto quanto sta accadendo, anche in considerazione di un regolamento che il Pd vorrebbe cambiare (evadendo la Legge) per far sì che, chi ha fatto due mandati da sindaco, non possa ricandidarsi, credo che il Pd non sia più un Partito e tantomeno democratico, ma un’associazione verticistica nella quale decidono in pochissimi, in base ai propri personali intendimenti. Se non fosse così il Partito centrale dovrebbe ammonire chi fa il tifo, in vista delle prossime primarie, dall’alto di una carica prestigiosa.

Se veramente Paolo Perazzoli non potesse ricandidarsi, io lo giudicherei malissimo nel caso accettasse l’imposizione. Potrebbe significare che ha ceduto a qualche lusinga che nel suo Partito sono una regola fissa. Un lettore ha scritto “Il Pd non ti lascia mai solo” intendendo che un posto a spese dei cittadini te lo trova sempre. Lo si deduce da certi comportamenti dei più vicini a Gaspari e da Gaspari stesso. Mi auguro che Perazzoli si tiri fuori e insista.

Tra l’altro io che non credo molto alle indagini di mercato, devo riconoscere che quella fatta da Perazzoli sia reale altrimenti non si spiegherebbe la Task-force contraria alla sua candidatura o meglio alla sua elezione. Sembra che la sua discesa in campo faccia più timore all’interno di una frangia del suo Partito, capeggiata da Luciano Agostini, che al resto dei potenziali eletti.

Sono altresì convinto che, se all’ex consigliere regionale venisse impedita la candidatura, ne trarrebbe vantaggio e i suoi suffragi aumenterebbero. In modo particolare tra gli elettori del P(non)d che hanno assistito e subìto la gestione gaspariana.

Gli scontenti non potrebbero che votare lui visto che, insieme alla consorte Loredana Emili e a Sergio Pezzuoli, ha avuto il coraggio di evidenziare tutti gli errori commessi dal suo ex scudiero e dai suoi poco validi collaboratori.

E i non Pd? Detto che tra i candidati Pd, il più utile alla città potrebbe essere, per i motivi sopra esposti, Paolo Perazzoli, mi meraviglia molto il comportamento degli altri Partiti tuttora in stato di confusione. Il centrodestra, se vuole qualche chance deve trovare subito un buon ‘compromesso’ tra Piunti e De Vecchis. Li vedo già in netto ritardo e, per ora, perdenti.
Stessa cosa per il M5S che non riesce a capire che, in questo momento, l’obiettivo è a portata di mano ma anche che il ruolo di sindaco non è strettamente legato all’attività di Partito. Così facevano i comunisti della seconda ora. Così ha fatto Di Pietro con l’Idv.