SAN BENEDETTO DEL TRONTO- La Sambenedettese batte 3 a 1 l’Amiternina sul sintetico di Scoppito e da il là a una “mini-fuga” staccando il San Nicolò, caduto in trappola sul campo della Folgore e il Matelica che incappa in un mezzo passo falso in casa contro il Castelfidardo.

Già così il lunedì del tifoso medio rossoblu avrebbe tutti i connotati per essere un felice inizio di settimana, ma la trasferta aquilana dà qualche ulteriore segnale. Innanzi tutto sotto gli occhi non può che risaltare la quinta meraviglia di fila inanellata da inizio anno dai rossoblu lontano dal “Riviera”, una striscia che inizia a diventare storica e che lo sarebbe potuta essere ancor di più se si pensa ai due punti “scioccamente” persi al debutto in quel di Fermo.

Che questa squadra però fosse una “macchina da trasferta” era un’intuizione da far facilmente propria già dopo le prime gare. E’ una questione fisionomica. Un po’ come quando si valutano le prestazioni di un’auto questa squadra già dall’inizio sembrava più portata alle autostrade che conducono fuori città che alle “strette vie” di San Benedetto. Per una questione fisionomica appunto. E’ palese come le caratteristiche degli uomini di Beoni prima e di Palladini adesso, si prestino maggiormente a logiche che contemperino un atteggiamento prudente e una fase offensiva di contropiede da affidare alle frecce d’attacco quali i vari Pezzotti e Palumbo, lasciando Mario Titone fuori dal discorso perché l’attaccante siciliano merita un capitolo a parte per il ruolo di autentico trascinatore che recita da settembre in squadra e che lascia solo nicchie marginali a discorsi sulle attitudini da “contropiedista” perché il ragazzo ha dimostrato di poter far bene in ogni situazione anche se certamente pure le sue frecce risultano più “velenose” se scoccate partendo da lontano.

Per contro però questa squadra ha dimostrato, con Beoni prevalentemente, di soffrire le mura amiche che, per antonomasia, ti costringono a dover prendere l’iniziativa e come accade a volte anche con le donne, un impegnativo corteggiamento può prestare il fianco a qualche graffio doloroso, spiegabile, anche in questo caso con la fisionomia: sia dell’ampio prato rivierasco che della “congenita” lentezza di cui sono affetti un po’ tutti i centrali difensivi schierati da inizio anno.

Ovviamente con mister Palladini la musica sta cambiando e non è un caso che il generoso rigore di Scoppito sia il primo gol subito da quando l’allenatore è tornato a “casa”. Da quando c’è Palladini infatti è innegabile che qualcosa si sia registrato in fase difensiva con la squadra che, seppur in un campione limitato di tre partite, sembra soffrire molto meno grazie a nuovi accorgimenti tattici certamente, ma probabilmente grazie anche a un’unità di squadra ritrovata o che forse non era mai nata ma che certamente sta diventando ora un’altro aspetto di quella fisionomia di cui parlavamo, la fisionomia di una squadra sempre più solida.