Da qualche giorno, sui quotidiani nazionali, è in primo piano la notizia di studenti di una scuola media del torinese puniti con una sospensione di tre ore o di un giorno, per aver fotografato i loro insegnanti durante le lezioni, pubblicato le foto e i video sui più famosi social network e poi derisi. A questa notizia si aggiunge la poco edificante reazione dei genitori che hanno difeso i loro pargoli adducendo ragioni tipo violazione della privacy e altre amenità. Su quest’ultima considerazione miei più importanti colleghi hanno scritto molto, oggi, sui quotidiani e non mi soffermerò.

Vorrei invece fare qualche considerazione sull’uso dei cellulari (o meglio gli smartphone) a scuola. Ad oggi nonostante ci sia un divieto di utilizzo di questi dispositivi, le scuole non adottano una linea di condotta univoca e molte chiudono un occhio permettendo agli studenti di entrare a scuola con i dispositivi, ma di non usarli in classe. Le scuole, essendo il luogo della cultura, generalmente sono aperte alle nuove tecnologie, ma la reputazione dei cellulari come un fastidio e una distrazione è difficile da rimuovere.

Cercherò di vedere il problema da un punto di vista diverso: cosa accadrebbe se si permettesse di utilizzare gli smatphone in classe? Pongo questa domanda perché il nuovo Sindaco di New York, Bill De Blasio annullerà dal prossimo mese di marzo il divieto di utilizzo, attuato dall’amministrazione Bloomberg nel 2006, sostenendo che sia importante per i genitori contattare facilmente i loro figli. De Blasio ha solo messo nero su bianco quella che è una tendenza delle scuole pubbliche americane cioè di invertire le loro politiche di divieto.

Se fino a dieci anni fa gli studenti che possedevano uno smartphone erano una stretta minoranza ma ora tutti, fin dalle scuole elementari posseggono questi dispositivi e vietarne l’uso è come chiudere la porta per difendersi da un maremoto. L’unica strada percorribile è che si cominci a vedere questi dispositivi, perennemente collegati ad internet, come strumenti di apprendimento, non solo un giocattolo per l’intrattenimento.

I critici ritengono, tuttavia, che consentire questi dispositivi servirà solo ad incoraggiare il loro uso non-educativo a scuola, una distrazione significativa per insegnanti e studenti e un potenziale strumento per barare. Una preoccupazione reale è che l’abolizione del divieto del telefono cellulare potrebbe favorire cyberbullismo e sexting durante l’orario scolastico, ma come ci racconta la cronaca di questi giorni anche il divieto porta a queste anomalie. La soluzione a quest’ultimo problema sarebbe quella di adottare misure severe per combattere questa realtà, nella speranza di diminuire la quantità di sexting e cyberbullismo in ogni forma.

A mio parere è opportuno e necessario, oggi, accettare l’inevitabilità di telefoni cellulari a scuola e imparare a fare con questi strumenti il lavoro in classe. Dobbiamo smettere di spingere contro la tecnologia e iniziare ad abbracciarla, più ci spingiamo indietro, tanto più ci separiamo dagli studenti. E’ tempo di comprendere e collaborare invece di vietare e di punire.

Inoltre, se le scuole dovessero far valere il divieto di entrare a scuola con i cellulari, l’unico strumento di controllo sarebbero i metal detector già in uso in alcune scuole pubbliche americane per il controllo delle armi, ma sinceramente mi rifiuto di fare scuola in un ambiente tipo aeroporto.

Gli insegnanti che ad oggi utilizzano dispositivi elettronici per la lezione (ebook, lavagne lim, aule video) non ritengono che i telefoni possano essere molto più di una distrazione che i ragazzi già hanno. Dipende da come gli insegnanti avvicinano l’intero processo di apprendimento.

Una volta che il divieto verrà abolito ogni singola scuola potrà stabilire le proprie politiche specifiche in materia di uso del telefono cellulare in classe, lasciando agli insegnanti le modalità di utilizzo in classe.

Ad esempio si può spiegare agli studenti che i dispositivi non devono essere con loro e utilizzati tutto il tempo, si può sviluppare un protocollo condiviso con regole e strutture per come gli studenti possano fisicamente gestire il dispositivo in aula.

Amiamo tutti una scuola, dove si possa studiare leggendo libri nel silenzio dei chiostri, ma non è questo il quadro reale, quindi cerchiamo di usare la realtà a vantaggio dell’apprendimento e della crescita dei nostri ragazzi.