Sindaco chi? Perchè? Parto dalla “Cena con Riviera Oggi”, giornale al quale tutto si può dire meno che non sia coerente con l’idea per cui è nato. Quella di rivoluzionare il sistema informativo sambenedettese. Se in meglio o in peggio lo lascio decidere ai lettori. Ho iniziato da solo poi, per strada, ho incontrato collaboratori eccezionali che sono risultati determinanti per avvicinare l’obiettivo che immaginai un lontano dicembre del 1991.

Non vorrei sbagliarmi ma durante la ‘cena cittadina’, che si è tenuta venerdì 23 ottobre presso lo chalet Kooi-Noor, ho avuto l’impressione che il traguardo è alle porte. Una sensazione che riassumerei così: Riviera Oggi è un giornale odiato e temuto da chi è abituato ad usare l’informazione come semplice veicolo (spesso solo fotografico) della propria immagine ma dagli stessi (anche da quei nemici apparenti che giurati non sono) anche profondamente rispettato e oserei dire ammirato per il difficile ruolo che si è assunto. Lo sento ma lo vedo anche.

Tantissimi (50?) quelli che hanno scelto le testate che dirigo, compreso Espresso Rossoblu del quale sono condirettore con mio fratello Pino, per iniziare a scrivere e quindi diventare giornalisti pubblicisti. Da Eugenio Anchini (oggi professionista) a Gianmarco Marconi in ordine cronologico. Tra loro due colonne portanti: Pier Paolo Flammini e mia figlia Maria Cristina che ricoprono il difficoltoso ruolo di giornalisti-editori. Soltanto per il secondo motivo non indico anche i nomi degli altri, Massimo Falcioni in testa.

Un preambolo che ho ritenuto necessario per introdurre un’altra professione, quella del politico. È anch’essa una ‘professione sui generis’ che si avvicina molto a quella del giornalista o, per esempio, a quella del sacerdote. “Mestieri” per i quali il rendiconto personale (pur necessario) deve passare in ultimo piano rispetto alla passione e alla fede. Se succede il contrario fanno un altro mestiere con risultati pessimi e a discapito dei comuni cittadini e dei fedeli.

Guardate quello che sta succedendo in prossimità della campagna elettorale per l’elezione del 50° (correggetemi se sbaglio) sindaco di San Benedetto del Tronto.

Gli attuali pretendenti dovrebbero mettere da parte il proprio io e rendersi disponibili per contribuire alle migliori fortune del territorio. Il primo obiettivo dovrebbe essere quello di formare un gruppo affiatato, preparato e variegato che sia in grado di fare gli interessi dei cittadini e non i loro. Dopo di che porre i propri programmi all’accettazione di un garante che andrà a ricoprire il ruolo di sindaco. Tutto scritto e tutto da portare al termine, pena le dimissioni imposte dal sindaco (ma anche da chi lo ha delegato) se gli impegni non vengono rispettati.

Sembra un’utopia mentre per me è l’uovo di Colombo. Approfondirò ma sembra che qualcuno si stia avviando su questa strada o a qualcosa di simile. Vedremo.

Sta succedendo l’esatto contrario con personalismi e litigi come se si dovesse eleggere non un sindaco ma un duce o un re. Un equivoco che è all’origine dei malgoverni perché non è mai stata una squadra forte a scegliere il “capo” ma il contrario: oggi è il sindaco a scegliere una squadra debole, con equilibri che diventano sporchi e nocivi compromessi durante la “legislatura”.

Non è mai troppo tardi ma, se si cominciasse subito, non sarebbe sbagliato.

C’è oggi invece un’ambizione cieca di arrivare al ruolo di primo cittadino e di crearsi vassalli opportunisti e signorsì (oltre che ricattabili) che sta facendo perdere la faccia e la coerenza (per molti era già pochissima) a chi ha sempre detto, fino a quando ha convenuto (tra loro assessori e consiglieri di maggioranza) che Gaspari stava facendo bene anzi benissimo. Da un mese circa il sindaco uscente è visto come la peste alla quale è pericolosissimo avvicinarsi. Lo spiega bene il nostro Massimo Falcioni nel suo “punto settimanale”.

Un’ammucchiata di incoerenti in casa Pd dal quale si salvano (dall’incoerenza, giusto per evitare equivoci) , per motivi diversi e forse opposti, gli ultimi due sindaci di centro sinistra, Gaspari e Perazzoli. Strano ma vero. Il primo perché non ha risposto pubblicamente ai Giuda, il secondo perché il dissenso, dopo tanto amore, dal proprio delfino, è immutato da un lustro o quasi.

Scusatemi per la lunghezza ma l’elezione del nuovo sindaco è importantissima, come mai prima, per la città di San Benedetto del Tronto. La città deve usare il cervello e liberarsi da quel clientelismo che regolarmente si ritorce negativamente sulla maggioranza super-assoluta dei cittadini quindi anche su chi ha accettato di farsi clientelizzare. È molto più importante la certezza e la certificazione dei programmi oltre che degli uomini.