SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nessun veto su Pasqualino Piunti, ma una condanna netta per il procedimento col quale si è arrivati alla sua candidatura.
Il Partito Repubblicano critica l’atteggiamento “autoritario” adottato da Forza Italia negli ultimi mesi, ricordando che la politica “è partecipazione e collettività”. Per Nicolò Bagalini il responsabile di tale situazione ha un nome ed un cognome: Bruno Gabrielli. “Ancora una volta Forza Italia sta intraprendendo lo stesso modus operandi che l’ha portata a collezionare figuracce e sconfitte, come la mancata autocandidatura regionale di Gabrielli nel 2010 e la disfatta sempre da parte dello stesso personaggio alle elezioni Comunali del 2011. Pure in quel caso, l’imposizione partitica ha preferito adottare una politica personalistica anziché unitaria e di composizione”.
Per molti partecipanti al tavolo del centrodestra, sarebbe stato proprio l’atteggiamento capogruppo sambenedettese ad irrigidire le singole posizioni. Malumore che rischia ancora una volta di portare l’attuale opposizione divisa all’appuntamento elettorale.
“Quella che si presenta – prosegue Bagalini – è una grande occasione per tornare ad amministrare la cosa pubblica dopo il mandato Martinelli e non ci possiamo permettere, dopo gli innumerevoli errori fatti in passato, di deludere ulteriormente il nostro elettorato. Per svolgere una buona politica c’è bisogno prima di costituire la bandiera e solo successivamente decidere il suo portatore con il consenso più ampio possibile. La garanzia di tale consenso è la traduzione democratica dello strumento delle primarie. I forti non devono avere paura del confronto. Più volte abbiamo lanciato appelli e invitato Forza Italia a rendere noto il proprio programma e i propri obiettivi, per verificarne una possibile condivisione, senza mai ricevere alcuna risposta; al contrario hanno interrotto il dialogo. Auspichiamo che gli alleati forzisti facciano ammenda di questo nostro invito a riflettere e che possano tornare a collaborare con l’ unico intento di tornare ad amministrare la città che amiamo”.
Il Pri era assente alla convention di sabato organizzata dal consigliere comunale azzurro. C’era – seppur nascosto in platea – Giorgio De Vecchis, che su Facebook ha esternato la sua parziale delusione: “Non è sufficiente “riprendersi la città”: la città va poi governata”.
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Un’analisi lucida di chi vuole provare ad apportare un cambiamento in città. Che siano i rottamatoti di questo centro destra stantio ed inconcludente?
Quanti ne sono? Quanti voti portano? E vogliono mettere paletti e condizioni?
Lei si contraddice perché, altrimenti, dovrebbe dir sempre bene di chi ha finora preso tanti voti. Non mi pare che faccia parte del suo dna.
Mio nonno mi diceva sempre ” Non sottovalutare mai nessuno e sii contento quando ti sottovalutano “
Mio nonno mi diceva “non sottovalutare mai nessuno e sii contento quando ti sottovalutano”