SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Ho pensato che dovevo impegnarmi in politica anche come possibile candidato sindaco durante l’omelia dei funerali di Mauro Calvaresi (ex vicesindaco socialista di San Benedetto, ndr). Le parole del suo confessore sono state toccanti perché Calvaresi, durante la malattia, si preoccupava non solo dei suoi affetti personali, ma di San Benedetto, dove i suoi figli avrebbero continuato a vivere”: Giorgio De Vecchis rompe così un lungo silenzio, coinciso in una sorta di “fase uno” nelle dinamiche del centrodestra cittadino, che hanno visto una contrapposizione, nella scelta del candidato sindaco, tra lo stesso De Vecchis (Fratelli d’Italia) e Pasqualino Piunti (Forza Italia).

“Ma sulla stampa leggo di divisioni, spaccature – sorvola De Vecchis – in realtà è normale dialettica e al momento c’è poco da dire, la situazione evolverà nella maniera migliore e si agirà di conseguenza”.

Il tema politico viene dunque accantonato da De Vecchis, per il momento. Cinque anni di assenza dalla scena politica dopo l’ultimo mandato da consigliere terminato nel 2011 nelle fila di Alleanza Nazionale, e un tentativo mai nato di aderire alla finiana “Fli” “sono stati utili per tornare a vedere San Benedetto da cittadino. Mi sono dedicato ai miei quattro figli, in questi anni”.

De Vecchis riflette su alcune dure parole del giornalista Remo Croci, il quale, pochi giorni fa, ha rinunciato ad una sua corsa a sindaco denunciando un clima di “clientelismo” strisciante in città: “Croci ha fatto quello che anche io, in passato, ho creduto possibile, ma oggi capisco che, muovendosi isolati, diventa difficile perché si incontrano ostacoli inaspettati anche dalle persone più vicine. Ci si trova soli. Con Fratelli d’Italia ho avuto rassicurazioni circa la democraticità delle scelte del partito a livello locale, senza interferenze dall’alto. Ma tornando a Croci, mi stupisco che dalle sue parole non emergano distinguo da parte di chi a San Benedetto, ovvero l’attuale Partito Democratico, abbia occupato il potere tanto a lungo, e si senta quindi chiamato in causa direttamente dalle accuse del giornalista”.

Secondo De Vecchis il periodo del governo del centrodestra, con Martinelli, “non è stato caratterizzato da questo genere di ricerca del consenso. Tutt’altro. Anche se le contaminazioni sono possibile a tutti i livelli. I numeri possono essere analizzati ma le grandezze parlano chiaro: in quattro anni abbiamo bloccato la spesa corrente e la tassazione, aumentando gli investimenti. Tutto il contrario nei dieci anni di Gaspari mentre Perazzoli deve ricordare che il suo celebrato attivismo si è avuto indebitando pesantemente il Comune per gli anni a venire”. Secondo De Vecchis nel centrosinistra chi può avere il suo stesso ruolo è il renziano Tonino Capriotti, “al quale non si può rimproverare nulla del passato, ma che avrà vita difficilissima in un ambiente dominato dal clientelismo e dal voto di scambio”.

Nonostante i tira e molla autunnali con Piunti, De Vecchis ci tiene a precisare “che oggi il centrodestra non avrebbe le difficoltà di quindici anni fa. Allora eravamo nuovi per l’azione di governo, con Forza Italia al massimo dei voti e con molti consiglieri inesperti, entrati quasi senza aspettarselo, così come lo era il sindaco di allora. Tra noi di Alleanza Nazionale le correnti di partito creavano attriti. Queste tensioni oggi non esistono più, abbiamo maturato più esperienza e abbiamo già dato prova di concretezza, che oggi ci viene riconosciuta da tutti dopo il decennio gaspariano”.

“E tutti coloro che oggi, sul fronte del centrosinistra, continuano ad usare parole come discontinuità, innovazione, dovrebbero spiegare anche come nascono dei bandi quale l’ultimo di Picenambiente, dove si assumono 25 lavoratori lasciando una discrezionalità grandissima ai valutatori. Cosa c’è sotto? Quell’intricato sistema di potere denunciato da Remo Croci. A differenza di lui, al quale chiedo di non abbandonare la lotta, altrimenti le minoranze resteranno sempre maggioranze, voglio ancora tentare di modificare questa situazione” continua De Vecchis.

Proviamo a stimolare riflessioni concrete sui nervi scoperti cittadini, anche se l’ex consigliere comunale fa presente come “in questo momento è presto per avventurarsi in discorsi programmatici di tipo analitico, perché questi dovranno essere elaborati collettivamente. Ovviamente il Ballarin rimane l’esempio più concreto degli errori pacchiani di Gaspari, mentre per quanto riguarda il lungomare, da assessore, feci presente che il lungomare nord doveva mantenere l’impronta di Onorati e sarebbe sacrilego modificarla. Ma credo che non ci sarà alcun tipo di intervento nei prossimi mesi”.

Diversa la questione dei Poru, i progetti urbanistici che secondo De Vecchis “mostrano davvero come questa città sia male amministrata da decenni, non seguendo proprio l’iter legislativo degli interventi urbanistici. Come è possibile che alcune decisioni così notevoli vengano prese nelle segrete stanze e dalla giunta senza coinvolgere minimamente il consiglio comunale e le commissioni che sarebbero i luoghi deputati ad una analisi di queste decisioni. Poi, ovviamente, si cala dall’alto cemento e occupazione di spazi, e i cittadini si ribellano”.

“Non sono contrario allo strumento Poru in sé, così come non lo ero dei Prusst perazzoliani – continua – Ma tutto va contestualizzato. Siamo una città dove il traffico, la mancanza di spazi, l’alta densità della popolazione e l’eccessivo indice di impermeabilizzazione del suolo con le pesanti conseguenze che conosciamo, impongono una drastica revisione della politica urbanistica fin qui perseguita. Invece si presentano progetti privati devastanti per il tessuto urbanistico, economico e sociale. A beneficio di chi? Perché?

“E su questo non c’è destra o sinistra, bisogna superare categorie ideologiche che nulla hanno a che fare con l’amministrazione di una città, che implica scelte su una rotatoria, su un investimento, su una strada. Tutta la città deve essere partecipe, occorre superare la falsa conflittualità tra maggioranza e minoranza se soltanto strumentale. Chiunque può dare consigli e contribuire, non si può essere amministratori di una parte, non ha più senso” – spiega. E, riguardo analogie con il Movimento Cinque Stelle, De Vecchis fa notare che “alcune loro battaglie le condivido, ma erano le mie, ero solo dentro il consiglio comunale. Attenzione

“Tutto questo andrà ribaltato, occorre ridare centralità al Consiglio Comunale, alle commissioni, ascoltare la cittadinanza. Non è possibile pensare che chi ha amministrato la città in questo modo oggi possa pensare di rifarsi una verginità che non ha. E certamente qualsiasi discorso va vincolato ad un bilancio da studiare attentamente, anche se i margini di manovra ci dovrebbero essere. Ad esempio siamo tra le città che hanno una spesa sui rifiuti più elevata, ma vedo anche che ci sono molte lamentele sui rifiuti e considerando che abbiamo una estensione territoriale ridotta, i costi dovrebbero invece essere minori. Risparmi potrebbero insomma esserci, per poi reimpiegarli negli investimenti necessari”.

 

Resta una domanda inevasa. Questi argomenti li affronterà come candidato sindaco o come spettatore?