SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tre mesi fa rifiutò l’offerta di Moneti perché non vedeva ambizioni per una squadra di vertice in Serie D, come la storia della Samb imporrebbe. Discorso diverso oggi: e alla guida del club c’è la famiglia Fedeli e per Palladini, di nuovo allenatore rossoblu, le prospettive sembrano ben diverse, come ha spiegato in conferenza stampa.

La situazione è abbastanza rara, perché subentrare ad un allenatore nonostante un primo posto in classifica non è certo usuale. Il punto fondamentale sollevato da Palladini, è che ritiene questa squadra capace di vincere il campionato, nonostante due sconfitte molto pesanti in casa (1-4 e 4-5) condite dall’impressione di evidente inferiorità nei confronti del Matelica.

Per il punto “tecnico” della settimana, cerchiamo di riflettere su alcuni aspetti emersi in queste prime giornate del campionato.

QUESTIONE UNDER IN DIFESA I campionati di Serie D solitamente vengono vinti da chi ha il pacchetto di under migliore. Il punto debole di Beoni è stato quello di non trovare un assetto definitivo, e si sono alternate troppe soluzioni: Flavioni, Montesi, Mapelli, Tagliaferri, persino Vallocchia… Non è facile valutare quindi giocatori o buttati in fretta nella mischia o schierati davanti ad attaccanti troppo superiori (Esposito, ad esempio, su Tagliaferri). Qui Palladini dovrà davvero essere bravo ad ottenere il massimo, come avvenne tre anni fa con la coppia Carminucci-Vallorani.

DIFENSORI CENTRALI Non è neanche facile valutare se un terzino sbaglia anche a causa del mancato supporto del difensore centrale. La società dovrà probabilmente trovare un rimedio per rinsaldare questo settore.

UNDER TROFO-SORRENTINO L’aspetto meno valutato nella costruzione della squadra è stata la confusione nella disposizione degli under di centrocampo e attacco. La regola è questa: quattro under, ciascuno per l’anno necessario (un 95, due 96, un 97), e quattro sostituti negli stessi ruoli e con lo stesso anno di nascita. Altrimenti sono dolori. Se è assente Trofo, il 95 che lo sostituisce è Sorrentino: un attaccante al posto di un centrocampista. E viceversa. Questo significa essere deboli dal punto di vista dei cambi e delle possibilità tattiche. Lo si è visto domenica: per sostituire Sorrentino posto nella posizione di centravanti è dovuto entrare Trofo a causa della regola degli under, e quindi Bonvissuto ha preso il posto di Palumbo. Una bella confusione.

Per evitare troppi problemi lo schema migliore sarà un flessibile 4-3-3, con Trofo centrocampista avanzato davanti a Barone e Sabatino, e in caso di sostituzione diventa un 4-2-3-1 con Sorrentino mezzapunta centrale. In questo modo si disegnano due Samb, più difensiva o più offensiva, senza bisogno di rivoluzionare la squadra.

La società dovrà quindi trovare un assetto definitivo, e se Palladini dovesse optare ad esempio per Trofo titolare, occorrerà avere un giocatore under delle sue caratteristiche, e magari del 1995, in panchina. Per supportare Barone e Sabatino piace inoltre molto Ridolfi (classe 1994) della Vis Pesaro. Palladini potrebbe anche far valere i suoi buoni contatti per riportare Carteri a San Benedetto (è a Civitanova, in Eccellenza). Chissà che inoltre non valga lo stesso discorso per Napolano.

Tra i giovani classe 1995 abbiamo in realtà anche Perna, fino ad ora però impiegato pochissimo, e con caratteristiche che sembrano diverse da quelle di Trofo.

ATTACCO Forse la partita con il Matelica è servita per far capire definitivamente che Sorrentino non è un centravanti: il giovane si esprime bene quando può partire palla al piede, non quando deve giocare spalle alla porta. Questa contraddizione è stata letale con il Matelica. In quel ruolo la carta migliore è Bonvissuto, che sotto porta ha accusato alcuni passaggi a vuoto ma che è sicuramente giocatore esperto e in grado di dare peso, da solo, all’intero reparto.

Ciò non toglie che la società farebbe bene a cercare un bomber d’area, un Pazzi insomma.

RIASSUNTO I troppi anni di esperienza in Serie D ci hanno insegnato che l’allenatore è più importante che nelle altre categorie, perché il vincolo degli under impone di fatto la gestione di due squadre in una. Vincono le squadre che hanno punti fermi, solide e costrette a cambiare poco l’assetto di gara, perché ogni variazione implica il cambiamento delle due variabili, under ed over, con il rischio di mancanza di equilibrio. Ecco perché il compito di Palladini non è semplice (ma non lo è neanche quello degli altri allenatori…).