Da Riviera Oggi in edicola (dal 12 al 18 ottobre 2015)

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’affermazione popolana “tanto non si farà mai” periodicamente viene smentita dalle grandi scoperte dell’uomo, dalla teoria copernicana allo sbarco sulla luna fino alle moderne tecnologie. Sorrideremo tutti per questo.
Persino la stantia popolazione italiana si è adeguata in poco tempo cancellando secolari tradizioni.
Venti anni fa avevamo solo le cabine a gettoni e i tatuaggi erano ricordi del carcere, 15 anni fa portavamo in valigia macchine fotografiche e telecamere ingrombranti, 10 anni fa solo i più giovani navigavano su internet e nei momenti di attesa la gente aveva le parole crociate altro che candy crash.  Appena 5 anni fa chi aveva lo smartphone in tasca?

Tutto cambia intorno a noi tranne la visione dei sindaci, oggi ad esempio un candidato a primo cittadino dovrebbe ricordare la lezione del secolo scorso in cui Henry Ford il costruttore di automobili introdusse un nuovo metedo di lavoro, si chiamava catena di montaggio. Mentre la maggior parte delle aziende assemblava autovetture “manualmente” egli ottimizzò il lavoro grazie al nastro trasportatore invertendo il concetto esistente fino allora e ponendo il sole al centro dell’universo.

Eppure i sindaci continuano a proporre timide politiche locali nonostante la macchina comunale sia obsoleta.
Basta guardare i limiti dei bilanci municipali, chi promette o è in malafede o è incompetente non importa più nemmeno scoprirlo.
Il denaro, il bilancio, le potenzialità economiche, l’andamento storico, i limiti strutturali sono dati oggettivi ben visibili.
Con i grafici intendiamo evidenziare una volta per tutte la fine del giocattolo localistico ormai giunto al capolinea, alla saturazione amministrativa. Vogliamo aiutare il cittadino poiché ha sempre avuto una percezione dei soldi “da discount” ingegnandosi  solo sulle spese personali contando persino i centesimi. Purtroppo però la stessa attenzione non l’ha mai posta quando è stato chiamato a contare i milioni o i miliardi della P.A.

Dunque usciamo dalla piccola bottega ed entriamo in quella comunale, i nostri centesimi saranno stati spesi bene?
Crediamo proprio di no, dal malcontento cittadino alla poca manutenzione agli scarsi servizi, ai pochi controlli fino ai tributi.
Questo non risparmia nemmeno la nostra zona: anche i comuni dell’entroterra sono diventati demograficamente troppo piccoli e pare che la bellezza degli antichi palazzi non consoli più il contribuente, persino sulla costa si riscontrano croniche carenze e difficoltà a reperire risorse, mentre le grandi zone industriali sono un ricordo, il debito pubblico nazionale è impressionante, inoltre le direttive europee dal 1997 ci impongono ordine nei conti e anche le autorità nazionali italiane favoriscono la fusione amministrativo-politica.
E’ l’epoca dei cambiamenti, dalla UE alla globalizzazione. Non consola neppure un tipico detto, anzi suona beffardo ascoltare la frase “si stava meglio prima” avendo vissuto però a spese del prossimo, favorendo l’attuale stagnazione.
Nel corso degli anni è ben visibile una linea tracciata che ribadisce ancora di più la via da seguire dopo i massicci tagli ai fondi statali. La maggior parte dei sindaci non potrà realizzare più come prima.
La Corte dei Conti nella relazione sugli andamenti della finanza territoriale segnala come la pressione sia “ai limiti della compatibilità con le capacità fiscali locali”.

IL PARADIGMA DELL’ORDINARIO
Sui siti dei sindaci italiani leggiamo vere e proprie rese e riscontriamo la mancanza di “pensiero laterale”.
Giovanni Gaspari, sindaco di  S.Benedetto del T. nel suo programma di mandato per esempio scriveva già nel 2011:
“Il Comune è l’istituzione più vicina ai cittadini, ma non sempre ha le forze economiche e sociali necessarie a risolvere storture strutturali.
I Comuni vivono un periodo di sofferenza che si aggrava sempre più con le continue riduzioni di trasferimenti statali al sistema degli enti locali, non bilanciati da entrate correnti proprie che riescano a colmare il gap tra la crescente domanda di servizi da parte dei cittadini e le scarse risorse a disposizione delle istituzioni”.

Volendo provocare e considerando gli scarsi risultati ottenuti nei centri da parte di sindaci e consigli comunali dovremmo chiederci la differenza  che intercorre con le Pro Loco al netto dell’esercizio della contabilità  e dell’aggiornamento statistico.
Nel corso di legislature tutte uguali  l’attività con fascia tricolore sembra che abbia vissuto gli unici sussulti nell’applicazione di timbri e firme sulle solite ordinanze: un’attività  prevalentemente spettante a commercialisti e notai, ai quali però non è attribuita alcuna funzione politica.
Le grandi trasformazioni della società hanno spinto la maggior parte dei Consigli ad amministrare la quotidianità ossequiosi dei periodici dettami statali costruendosi alibi pluriennali.
Restano poche soddisfazioni grazie alla passione di molti  bravi sindaci ma le difficoltà strutturali sono evidenti per tutti. Ricordava Alcide De Gasperi che “la politica vuole dire realizzare”.

Inoltre come se non bastasse con lo svuotamento delle province e la loro inevitabile soppressione si renderà ancora più necessaria l’individuzione di un organo con poteri di coordinamento dell’azione degli enti locali.
Un altro colpo al dogmatismo comunale-provinciale di epoca preunitaria.
Non a caso in passato la piccola S.Benedetto T. (solo 25kmq) ha inseguito follemente lo status di provincia e “regina delle Marche”; la proverbiale corsa è passata dall’annessione di Porto d’Ascoli all’ambizione d’oltreoceano della flotta peschereccia, ai soggiorni balneari fino all’impetuoso sviluppo urbanistico e l’aumento demografico, portando però speculazioni edilizie  e cementificazioni compromettenti.

Ad ogni modo auspichiamo di non dover continuare ad ascoltare veri e propri inni alla staticità localistica, infatti siamo portati a credere che  tutti i comuni del comprensorio piceno da S.Benedetto T. a Ripatransone fino a Monsampolo avranno la cultura e le competenze per accettare la sfida del cambiamento e tornare a crescere, imparando a contare con acume anche i “centesimi politici.”
Grandi trasformazioni della società richiedono cambiamenti epocali, nessuno tra gli organi politici locali si è mai adoperato fattivamente per l’unica soluzione da proporre.

LA FUSIONE DEI COMUNI
Il cittadino non è stato informato, questa la lacuna da parte di amministratori locali, compito dei media sarà rimediare.
Si propone la più grande fusione mai attuata in Italia per numero di enti, comunque ne seguiranno tante altre per la pensiola.
La nostra zona dagli studi effettuati sulla dinamicità delle città funzionali è già adesso la realtà demograficamente più importante in ambito nazionale non capoluogo di provincia a unicità interregionale. In mancanza di un hub metropolitano è necessario un adeguamento amministrativo per ottimizzare la gestione di un territorio istituzionalmente frammentato.

Tutto il comprensorio della costa picena è legato funzionalmente, socialmente ed economicamente, ognuno fornisce un contributo: dalle fredde notti dei nostri marittimi della flotta  più grande delle Marche, a coloro che impegnativa alla mano ricevono cure, alle numerose partenze dalle stazioni FS, al pagamento di pedaggi autostradali, alle iscrizioni scolastiche, alle associazioni culturali e sportive; dalle consumazioni negli esercizi commerciali, ai pernottamenti e  soggiorni collinari/balneari, alle rievocazioni storiche, alle passeggiate sui lungomari ai centri storici, fino alle risorse enogastronomiche dell’entroterra.

Senza un bacino d’utenza così ampio non avremmo mai potuto mantenere certi servizi nazionali poiché le aziende pubbliche e private inevitabilmente declassano tutto ciò che non è strategico. Avrebbero tagliato ancor di più.
Persino i tanto promessi fondi europei necessitano di risorse, competenze e organizzazione di una certa dimensione.

Abbiamo bisogno l’uno dell’altro dalla suggestione della storia ripana e dei suoi teatri, all’imprenditorialità della gente di Monteprandone alla dinamicità di Monsampolo, alla maestosità della rocca medioevale di Acquaviva alle attrattive collinari di Massignano, Montefiore e Cossignano, fino alle sorelle costiere della riviera delle palme e i suoi paesi alti.
Presentiamoci con una politica in comune e dieci organismi di rappresentanza territoriale partecipata, perchè mai come  questa volta a differenza del passato la gente della nuova città non dovrà più inseguire un obsoleto status di Provincia come ha fatto anche Fermo né dovrà rincorrere il primato di regina delle Marche del turismo con affanni ambientali; non si tratta più di correre contro qualcuno, per la prima volta questa sfida non si giocherà più in campo avverso.

Abbiamo smesso di correre da un pezzo eppure per chi non lo sapesse noi deteniamo già il titolo di Capoluogo, deteniamo già il primato regionale turistico e abbiamo già un tesoretto nelle nostre casse da anni e abbiamo già tutti gli indicatori di sviluppo, basterà solo toglierci gli ultimi veli burocratici addosso e scoprire quanto siamo diventati grandi.

Dopo aver informato adeguatamente la popolazione svelando i limiti sistemici di spesa, i sindaci dovrebbero attuare le procedure formali  condividendo la nuova realtà mediante referendum.
Comunque il primo passo normativo da compiere per il procedimento di fusione dei Comuni risulta essere l seguente:
1) Delibera dei Consigli comunali di richiesta alla Giunta regionale di adottare una proposta di legge per l’istituzione di un nuovo Comune, mediante fusione, con modifica delle circoscrizioni comunali ai sensi dell’art.8, co.3, L.R. 10/95,
con indicazione della denominazione proposta per il nuovo comune.

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Il comitato per la Città Grande si riunirà nei prossimi giorni.

I grafici mettono in rilievo l’andamento positivo degli avanzi di cassa e le contenute spese totali procapite.
Nel periodo della grande crisi 2008-2013. In alto come possiamo vedere nel riepilogo sono riportati gli indicatori dei bilanci delle maggiori città marchigiane. Pesaro e Fano riportano nettamenti i risultati migliori. Interessante constatare che il territorio di Pesaro è amministrato da 10 quartieri con 10 consigli. Utile l’indicatore del numero dei consiglieri.