di Alessandra Amatucci

GROTTAMMARE – In meno di un mese è emerso un enorme patrimonio non solo grottammarese, ma anche italiano. Dall’apertura del cantiere al Paese Alto, il 14 settembre e il rinvenimento di reperti archeologici di valore, sono stati eseguiti tre sopralluoghi, con l’appoggio della Soprintendenza per i Beni archeologici e della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici delle Marche, grazie ai quali oggi è già possibile dare dei risultati definitivi. Numerosi sono stati gli oggetti rinvenuti durante questi 18 giorni: principalmente oggetti in terracotta, piatti in ceramica invetriata, maiolica, caratterizzata dal tipico smalto bianco, molti reperti in ferro e piccoli frammenti che alludono alla cristianità.

Poche tracce che permettono di ricostruire uno spaccato di vita quotidiana e che portano a rivivere la storia di Grottammare, con l’obiettivo di migliorare la città e di raccontare a cittadini e turisti un passato che rischiava di essere dimenticato.

“L’amministrazione – afferma il sindaco Enrico Piergallini – sta elaborando un progetto per il nuovo lastricato della piazza che dovrà tener conto di ciò che è emerso dagli scavi. Tutti sapevano che all’accesso del vecchio incasato di Grottammare le porte erano tre: la Porta Castello, la Porta Marina e la Porta Maggiore. Tuttavia, nessuno si era posto il problema di verificare che ci fosse ancora qualcosa e che non tutto fosse andato distrutto. L’obiettivo adesso è farlo vedere e raccontarlo a tutti. La speranza è quella di inaugurare l’accesso al paese alto per la metà di dicembre”

In sole tre settimane di scavi, resi ancor più difficili dal maltempo, è stato possibile effettuare una ricostruzione delle tracce rinvenute sul posto: “Abbiamo notato fin da subito – afferma l’archeologo Marco Meneghini – una forma ad imbuto, tipica dell’arte difensiva. E’ sicuramente una pavimentazione da esterno che però rimane limitata. Dagli scavi sono emerse, inoltre, circa 5 o 6 reti fognarie risalenti alla fine del Medioevo. Sul lato destro dello scavo si è evidenziato un piano di vita che ipotizziamo potesse essere la strada di accesso”.