Dal numero 1047 di Riviera Oggi, in edicola.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La campagna elettorale è quel lasso di tempo nel quale tutto è possibile e realizzabile. E’ il periodo delle promesse miracolose, del ridondante “si può fare” e se qualcosa non è stato fatto è sicuramente colpa di chi c’era prima.

Mettiamo il caso che tra il prima e il poi ci sia continuità. Ecco pronti gli alibi, le scuse, le precisazioni: “E’ arrivata la crisi, che vuoi farci?”. Della serie: noi avremmo voluto, ma le circostanze sfavorevoli hanno modificato le nostre esigenze e necessità.

Capita anche di riscrivere la storia. Come posticipare di tre anni l’inizio della recessione economica, dal 2008 al 2011. Motivo? Convincerci che i propositi della passata campagna elettorale non erano campati in aria. Peccato solo che chi prometteva nuove piscine e lungomare, parcheggi multipiano e riqualificazione del Ballarin lo faceva quando in Italia il vento era cambiato da un pezzo.

Ora, un lustro dopo, risiamo al punto di partenza. Fioccano idee e visioni di una città rivoluzionata. Si assicura l’istituzione della Ztl in centro, accompagnata dalla realizzazione di parcheggi tutti bianchi lontani dai nodi nevralgici della viabilità.

Evviva, tutti a piedi o in bicicletta. Magari. Purtroppo la realtà racconta di estenuanti tira e molla per un incrocio sbarrato in Viale De Gasperi (successivamente tramutato in rotatoria) e di un senso unico in Via Marsala attivato dopo un dibattito decennale, nonostante la larghezza della carreggiata non lasciasse spazio ad altre soluzioni.

Alla vigilia del voto un altro argomento abusato è la movida. Se c’è un modo per non affrontare il problema è quello di chiamare in causa il porto. “I ragazzi? Vadano al porto”, “I locali? Si spostino al porto”. Che ci vuole?

L’ipotesi, non campata in aria, avrebbe bisogno di tempo per concretizzarsi. Tempo che puntualmente i politici prendono per non dover fare i conti con il presente e le proteste quotidiane dei residenti. Tuttavia, in campagna elettorale non è contemplato il “forse”, né il broncio che rifarà puntualmente capolino una volta chiuse le urne.

Sui social è un proliferare di sorrisi, smile, like. Profili desertificati riprendono improvvisamente vita, per non parlare del presenzialismo a convegni e manifestazioni di ogni sorta. Siamo sicuri che se organizzassimo un seminario sulla Disney dal titolo “Fenomenologia de Gli Aristogatti”, i politici sarebbero in prima fila ad annuire.

Robe da campagna elettorale. Turiamoci il naso e adattiamoci.