SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Miss Italia, tanto amata, tanto odiata. Sono passati dieci anni da quando San Benedetto del Tronto ha rinunciato alle prefinali del concorso di bellezza. Lo stesso periodo necessario per trasformare uno show dagli ascolti sanremesi in un appuntamento televisivo di nicchia.

Se nel 2005 l’elezione di Edelfa Chiara Masciotta fu seguita da una media di 9.281.000 spettatori, con uno share del 47,04%, domenica sera il pubblico davanti allo schermo era appena un decimo: 964.300 spettatori, pari al 5,78% (somma di La7 e La7d).

Un tracollo verticale che nel tempo ha portato a diverse staffette tra i conduttori (Conti, Bongiorno, Carlucci, Frizzi, Ghini, Ventura), ad una riduzione delle serate (da quattro a una) e al trasloco dall’ammiraglia Rai verso La7.

In città il tema è tornato in auge, riaccendendo contrapposizioni tra favorevoli e contrari che sembravano sopite.

Miss Italia conviene oppure no? Il dibattito è aperto, fatto sta che ridiscutere un’esperienza di due lustri fa basandosi sull’attuale condizione della kermesse è un grave errore.

“Parliamo di anni in cui tutto era diverso – puntualizza Bruno Gabrielli, assessore al Turismo dal 2001 al 2005 – i dati Auditel erano clamorosi, il battage pubblicitario durava una settimana. Avevamo finestre su Raiuno, collegamenti in diretta. Eravamo riusciti a confezionare bene l’evento. Più di 200 ragazze venivano seguite da stampa locale e nazionale. L’investimento era proporzionato al ritorno di cui godeva il territorio. Gli alberghi raccoglievano più di 3 mila presenze in una settimana di settembre di bassa stagione, tra miss, familiari, truccatori, tecnici, giornalisti”.

Gabrielli riconosce la metamorfosi di questi anni: “Sono cambiati gli usi, i costumi e di conseguenza le trasmissioni. Adesso ci sono i talent, altri format che puntano su competizioni più strutturate. Il problema più grande di Miss Italia era mantenere intatto l’interesse per tutto il programma. C’era una pletora di ragazze da scremare, balletti, coreografie, sfilate che potevano annoiare. Investire gli stessi soldi di allora non sarebbe conveniente e proponibile, ma se ci fosse possibilità di ricontrattare…”.

L’accordo tra il concorso e il Comune di Jesolo, scadrà nel 2016. Ciò significa che fra un anno Miss Italia potrebbe tornare su piazza. Tuttavia, nonostante il declino televisivo della manifestazione, l’investimento economico risulta ancora notevole.

Un anno fa, la lista civica ‘Jesolo Bene Comune’ portò l’argomento in Consiglio Comunale. Nel 2014, il costo per l’ente si attestò sui 100 mila euro, a cui si aggiunsero 70 mila euro a carico di Jesolo Patrimonio e un’altra quota per l’ospitalità, non inferiore 170 mila euro (soldi spesi nel 2013, quando Miss Italia si svolse a fine ottobre). Sempre la civica sottolineò come nel 2015 si sarebbe passati da 100 mila a 150 mila euro, fino ai 200 mila euro del quarto ed ultimo anno.

Miss Italia accompagna da più di mezzo secolo gli italiani, porta con sé il marchio della forte tradizione”, prosegue Gabrielli. “L’eventuale finanziamento, stavolta per la fase finale, dovrebbe essere commisurato alla nuova realtà dei fatti, se si ragiona sui numeri non si sbaglia mai. Andrebbe sviluppato qualcosa di nuovo con gli sponsor che supportano la manifestazione. Inoltre, la Regione non ci aiutò, fu latitante. Arrivarono le briciole, per noi fu un danno. Contammo solo su noi stessi”.

Eppure, non va dimenticato che nel dicembre 2007, l’amministrazione Gaspari demissizzò la città attraverso l’approvazione di una mozione presentata da Rifondazione Comunista. Questa vietò “l’erogazione di contributi pubblici” non per motivi di opportunità, bensì per i “canoni estetici sbagliati” promossi dall’iniziativa.

“Miss Italia non ha mai offeso nessuno – analizza ancora Gabrielli – seguii in prima persona la kermesse e nessuna ragazza subì mortificazioni. Si votò quel documento manco si parlasse di una centrale nucleare, fu un contentino ideologico al partitino di turno. Non dimentichiamo che il concorso venne portato a San Benedetto da Paolo Perazzoli. La giunta Martinelli gli riconobbe i meriti, decidendo di non buttare alle ortiche il lavoro svolto. Purtroppo Gaspari non si è comportato come noi, interrompendo i progetti da noi avviati. Basti pensare al marciapiede est di Viale De Gasperi realizzato in maniera diversa dal lato ovest inaugurato da noi. Per non parlare del nuovo lungomare, che non rispecchierà lo stile del tratto sud. Speriamo che in questi ultimi mesi facciano meno danni possibili”.

Tornando a Miss Italia, l’ex assessore se la prende quindi con la “sinistra radical-chic”, rivendicando la bontà dei soldi versati ad inizio millennio alla società dei Mirigliani. “Ogni evento ha una sua dignità ed un suo pubblico. Quella era una manifestazione nazional-popolare. Se questa è una colpa, allora io mi sento nazional-popolare”.