SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’attività investigativa coordinata dalla Procura presso il Tribunale di Ascoli Piceno (nella persona del P.M. Lorenzo Maria Destro) ha consentito di sottoporre a sequestro 241 oggetti di natura ecclesiale (dipinti, statue, tabernacoli, candelieri),  molti  provenienti da varie chiese del Fermano e dell’Ascolano altri in corso di verifica circa la loro legittima provenienza.

Tra tali oggetti un dipinto olio su tela di cui non si conosce l’autore, rinvenuto da un antiquario di San Benedetto del Tronto, delle dimensioni 90 X 75  databile tra il XVI e il XVII secolo è risultato oggetto di un furto avvenuto più di venticinque anni fa . Il dipinto si trovava presso la chiesa dei Santi Pietro e Paolo situataa nella frazione Gabbiano  del Comune di Comunanza, da qui ignoti lo rubarono nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1990.

A seguito del furto l’allora parroco  sporse denuncia presso i Carabinieri di Comunanza che oltre a svolgere  i primi preliminari accertamenti , interessarono l’allora Comando Carabinieri  Tutela Patrimonio Artistico che  ha provveduto  ad inserire nella banca dati degli oggetti  trafugati  le riproduzioni del dipinto. Il quadro in questione per tutti i fedeli era conosciuto come “Madonna delle Grazie”  e nonostante il furto fosse  avvenuto già da diverso tempo il fatto criminoso non era stato dimenticato, anzi gli abitanti  della piccola comunità speravano in un possibile ritrovamento della sacra figura a cui erano legati da sentimenti di profonda devozione.

Prova ne è che l’attuale parroco, Don Davide Esposito  insediatosi nel 2000, venne messo subito a conoscenza del furto dai parrocchiani  che  hanno mantenuto viva la memoria e la speranza di ritornare in possesso del dipinto a cui tutta la  piccola comunità era affezionata , infatti quasi tutti i  cittadini della frazione  avevano conservato, nelle proprie case,  delle foto che ritraevano i loro momenti di gioia (cresime, comunioni, matrimoni), sotto il quadro della Vergine.

Il lavoro per poter con certezza  affermare che il dipinto sequestrato fosse lo stesso di quello rubato   non è stato facile , infatti il bene, probabilmente per renderne difficile  il rintraccio,  era stato restaurato, privato della cornice originale e privato  di due collane in metallo con perle  che adornavano il collo della Vergine e del Bambino. Per fugare ogni dubbio sono stati effettuati degli accertamenti non invasivi  presso il Laboratorio di diagnostica applicata ai beni culturali dell’Università di Camerino, sede di Ascoli Piceno, ove   sono stati rinvenuti sotto la vernice  dei buchi nella tela , opportunamente coperti e celati, in corrispondenza di dove erano posizionate le collane.

L’autorità giudiziaria  di Ascoli Piceno ha disposto la restituzione del dipinto a favore della Diocesi di Fermo che ha competenza sulla chiesa dove lo stesso è stato asportato.  Sono in corso ulteriori accertamenti  per  appurare da chi e come  l’antiquario ha avuto il quadro.

All’antiquario  si è arrivati a seguito di un controllo amministrativo operato in Piazzola sul Brenda (PD) dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia in collaborazione con la polizia locale di quel Comune , in tale occasione venne allo stesso sequestrata la merce esposta nel suo banco, perché privo di titoli per la vendita. I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Ancona , hanno provveduto  ad analizzare e verificare il materiale sequestrato (oggetti di natura chiesastica) in via amministrativa, e  parte dello stesso  ricondotto a patrimonio delle chiese Marchigiane, pertanto l’indagine ha assunto natura penale e si è arrivati nel laboratorio e nell’abitazione dell’antiquario dove sono stati rinvenuti anche altri beni della stessa natura  che come anzidetto sono stati sottoposti a sequestro penale disposto dall’Autorità Giudiziaria di Ascoli Piceno, inoltre sono stati rinvenuti e posti in sequestro 60 oggetti di natura archeologica   sui quali sono in corso accertamenti da parte dei funzionari della soprintendenza Archeologia delle Marche di Ancona.

Ci sono ulteriori accertamenti  sui beni sequestrati, condotti con il prezioso ausilio  dei Funzionari della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio   delle Marche  di Ancona,  alcuni di questi beni  sono stati ricondotte a varie Chiese dell’Ascolano e del Fermano, questo grazie  anche all’opera di catalogazione  effettuata dalla CEI  di concerto con il MiBACT  e il Comando  Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, altri sono in corso  di verifica perché c’è il fondato motivo di ritenere che possano provenire da Chiese, ma non risultano catalogati  in nessun inventario, verosimilmente perché spostati  prima dell’attivazioni di tali inventari, ma che possono essere riconosciuti quali patrimonio delle chiese  anche da comuni cittadini  che li frequentano.

Sono in corso indagini al fine di appurare come e chi ha ceduto i beni alla persona a cui sono stati sequestrati. Le verifiche ed i controlli circa l’attività dell’antiquario, stanno investendo, oltre alle Marche, varie regioni d’Italia quali Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Puglia. Allo stato delle indagini ci sono sette indagati  per reati di ricettazione e illecita alienazione, ma come detto le indagini sono in corso e non  si esclude  che tale numero possa crescere o che la vicenda possa portare ad ulteriori risultanze.