SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Due candidati alle primarie, possibilmente non di più. La linea la detta la segretaria del Pd Sabrina Gregori, preoccupata dalla possibilità di disperdere voti, qualora alle consultazioni di coalizione dovessero abbondare esponenti democratici.

Il precedente da evitare assolutamente è quello milanese del 2011, quando a causa delle liti nel Pd la spuntò Giuliano Pisapia, in quota Sel. “La scrematura si potrà valutare solo attraverso un regolamento che stileremo tutti insieme – precisa la segretaria – sicuramente questo ragionamento andrà fatto, è un discorso semplice. Se puntiamo a riconfermare un nostro candidato sindaco, la scelta più saggia sarebbe quella di presentarci con due figure. Se abbiamo l’intenzione di essere la forza politica più importante del territorio dobbiamo tenerlo presente”.

La riduzione dei contendenti potrebbe avvenire attraverso l’innalzamento della quota di firme da raccogliere. Duecento, trecento, cinquecento? Deciderà il direttivo. Fatto sta che più alta sarà l’asticella e meno possibilità di concorrere avranno i “pesci” più piccoli.

Non secondaria nemmeno la questione del programma di mandato. Per la Gregori prima vengono i progetti, successivamente i candidati: “Ogni politico metterà il suo appeal, la sua personalità. Però le linee guida le detta il Pd, non il contrario. Il partito butta giù il programma, poi i candidati che ci si riconoscono si sottopongono alle primarie. Credo che le fughe in avanti siano uno scivolone. Deve avvenire una discussione interna a priori, nel nostro caso inizierà già da lunedì prossimo”.

La segretaria spegne infine le polemiche innescatesi attorno a Margherita Sorge. “Le sue dimissioni da assessore? Finora c’è stata una dichiarazione d’intenti. Marcolini non si dimise quando partecipò alle primarie con Ceriscioli e nessuno glielo chiese. Se Margherita vincerà potrà essere un argomento di cui tenere conto. Adesso è prematuro parlarne”.