Ricordare i CCCP e uno degli slogan di culto contro la “mercificazione” del decennio rampante, gli anni ’80, segna anche la necessità di riaggiornarsi. Quindi da “Produci, Consuma, Crepa“, in “Morire” del 1986, ecco che a quasi trent’anni di distanza l’Unione Europea Cinesizzata torna a sottolineare, con matite rosse e blu, la necessità di produrre, non consumare, e crepare allo stesso modo, forse invece con meno godimento (almeno il consumo è preferibile allo stento, per generalizzare).

Quando l’Unione Europea Cinesizzata stringe alle corde il Non-Governo Regionale italiano, infatti, chiedendo che l’imposizione sulla casa non venga ridotta e la necessità di spostare la tassazione dal lavoro al consumo (meno contribuzione, più Iva, per intenderci) dice, appunto “Produci, Non Consuma, Crepa“.

E dietro questa impostazione si nasconde una ideologia distruttiva della base della piramide sociale, ideologia neo-liberista e globalizzante, che scavalca gli Stati e le strutture costituzionali democratiche interne per favorire i “mercati” esteri, quindi desertificando le economie (e le società, le culture, gli ambienti) locali e nazionali per concorrere a migliaia e migliaia di chilometri di distanza, nel terrore che una farfalla a Shanghai o un mutuo sub-prime a Chicago azzeri ogni respiro strappato con tanta fatica.

Succede così: decontribuisco i lavoratori (tra l’altro col rischio di renderli schiavizzati fino all’età della meritata pressione), ne aumento la quantità a parità di costo aziendale, sposto quella tassazione sui consumi per cui il maggior lavoro determina maggiore produzione ma non maggior consumo interno. Quindi ci sono più prodotti ma meno consumo; i costi scendono (sia per la riduzione del costo del lavoro, sia per la minore domanda interna che genera meno inflazione) e sono più competitivi.

I prodotti in eccesso non possono essere acquistati dallo Stato (che anzi riduce la spesa come chiesto dalla Ue) e trovano come unico mercato di sbocco possibile gli Stati Uniti, la Russia, la Cina. Se poi l’ordine neoliberista impone in tutti i paesi la stesse ricetta, ovvero deflazione e riduzione dei consumi, resta la speranza che su Marte o su Plutone qualcuno chieda di acquistare la produzione in eccesso nel pianeta Terra (senza entrare nel merito delle devastazioni del capitale ambientale).

Ovviamente Renzi ha ragione a dire che “l’Unione Europea non decide come noi tagliamo le tasse”. Il problema di Renzi, semmai, è altro e speculare: togliere (eventualmente) le tasse sulla casa per riproporle in altro ambito, è una politica di (ipotetica) redistribuzione ma non una politica espansiva. Quello lo lasciamo ai suoi tweet.