SAN BENEDETTO DEL TRONTO – I primi due tentativi di comunicare con Aniello Martone, nuovo direttore sportivo rossoblu, vanno a vuoto. Il telefono occupato racconta l’operosità del ds, che – dopo un mese di attesa – è deflagrata nelle ultime ore, con sette arrivi negli ultimi due giorni (gli ultimi acquisti, Pizzutelli e Guerra, hanno firmato poco fa).

Direttore, in molti si sono preoccupati per l’immobilismo dell’ultimo mese. Può spiegarci il motivo di questa partenza a rilento?

Abbiamo iniziato tardi a causa delle situazioni che tutti conosciamo. Ad ogni modo, circa l’aspetto tecnico siamo sempre stati vigili, anche se per fare certe trattative ci vuole tempo: stiamo cercando il meglio, e il meglio si fa sempre desiderare.

In molti l’hanno accusata di inesperienza, dicendo che non sembra all’altezza per il compito. Come ha reagito a queste voci?

Fa parte del gioco, va bene così. Dal canto mio non ci sono problemi, perché – come si dice – il cavallo buono si vede alla fine della corsa. Chi mi conoscerà saprà apprezzarmi, e comunque solo chi non lavora non sbaglia mai. Le critiche vanno bene, saranno i risultati a confermarle o smentirle. Non è detto che un direttore con 30 anni di esperienza vinca al primo colpo, a San Benedetto. Il calcio è così, non ci sono certezze.

Queste non saranno certamente le uniche critiche. Come pensa di affrontare la pressione di una piazza esigente come quella rossoblu?

Io ho un motto: “Squadra allegra, Dio l’aiuta”. È una cosa che ho fatto mia, e me la porto dietro sia in ambito lavorativo che nella vita privata. Bisogna essere sempre allegri, secondo me. Per quanto sia importante, per quanto ci sia in ballo, il calcio resta un gioco.

In molti hanno posto dubbi sulla forza economica del presidente Moneti, ora che Bucci ha lasciato. Lei, dall’interno, può dirci qualcosa in merito?

Per quanto mi riguarda, con la società non c’è nessun problema: faremo quello che è nelle nostre potenzialità. È facile fare il direttore sportivo con milioni di euro a disposizione; più difficile e gratificante lavorare basandosi sulla propria competenza e le proprie ambizioni. Il calcio non è una scienza esatta, e non è sempre vero che chi spende vince. Bisogna ringraziare Moneti per tutto quello che sta facendo per la Samb, soprattutto ora che la sta portando avanti da solo. Il presidente è qui da tre anni, e a San Benedetto, ultimamente, non sono stati in molti a durare così tanto. Vi posso garantire che non è un sacrificio da poco.

Ha detto che farete il massimo, ma quali sono le ambizioni?

È un discorso semplice: ogni squadra, che punti a vincere il campionato o salvarsi, scende in campo per vincere tutte le partite. Noi punteremo a vincerle tutte, senza porci limiti; i conti si faranno alla fine.

Avete già un’idea di come giocherà la squadra?

Con l’allenatore De Patre stiamo lavorando in sinergia sin dal primo giorno: riflettiamo, valutiamo, decidiamo insieme. So quali sono le sue idee, ma questa domanda deve farla a lui.

Su quali giocatori vi muoverete, ora?

Non posso fare nomi, naturalmente; sotto il profilo tattico posso dire che siamo alla ricerca di un giocatore per ruolo: un difensore centrale, un centrocampista e un attaccante. Più un over di livello come riserva. Per gli under cercheremo due terzini e un portiere.

Quindi avete già deciso dove schierare gli under.

Al momento ci stiamo muovendo per avere un portiere, due terzini e una mezzala (si giocherà con difesa a 4 e centrocampo a 3, quindi, ndr). Poi, è normale: se arriva un under forte in un altro ruolo non si esclude nulla. Giocheranno i giovani migliori, a prescindere dal ruolo. Se arriva un giovane meritevole in un ruolo diverso da quelli preventivati, siamo disposti a cambiare.

Intanto sono già arrivate le prime firme.

I giocatori con cui abbiamo chiuso li conoscete (Conson, Simeri, Lanza, Capuani, Lucchese, Pizzutelli, Guerra), con altri abbiamo un’intesa di massima che poi perfezioneremo. Come già detto, cerchiamo il meglio, e il meglio si fa desiderare. Non c’è fretta: il mercato chiude il 31 agosto, e non c’è impellenza di terminare la rosa a luglio. A San Benedetto, volendo, si può fare la squadra in mezz’ora. Ma noi cerchiamo di farla bene.

Non sarebbe meglio terminare la squadra prima possibile, in modo da migliorarne l’intesa?

La forza del gruppo sopperisce agli allenamenti e all’atletica; in quei pochi anni vissuti da calciatore ho capito che non sempre chi parte prima arriva prima. Facciamo le cose per bene, il resto verrà di conseguenza.

Dopo Lanza ed Emili (confermato) potrebbero arrivare altri ragazzi, dal settore giovanile?

Per il momento abbiamo fatto qualche stage per conoscerli meglio: intanto, questi due ragazzi sono con noi, ma non escludo possano arrivarne altri. Per Lanza (un ’98) il nostro è un ragionamento in prospettiva, mentre Emili è un ragazzo che ha fatto vedere buone qualità anche lo scorso anno, meritandosi questo ritiro con noi. Il settore giovanile sarà sempre seguito con attenzione, perché questi ragazzi conoscono la piazza e l’ambiente, e sono importanti per la crescita della società.

Una delle principali critiche alla passata gestione tecnica è stata la mancata attenzione verso il settore giovanile. Lei come intende lavorare, in tal senso?

Non voglio parlare degli ex dirigenti, né dell’allenatore: non li conosco e non mi permetterei di giudicare un collega. Posso solo dire che per quanto mi riguarda non ho pregiudizi con nessuno, e le porte della prima squadra saranno aperte ai giovani meritevoli. A parità di bravura scelgo il ragazzo del nostro settore giovanile, ma la priorità va data ai più bravi, da dovunque arrivino.

È stata una scelta precisa, quella di non confermare nessuno della passata gestione? O non si sono trovati i presupposti per farlo?

Riguardo ai giocatori dello scorso anno, ho ritenuto opportuno non confermare in blocco la squadra; alcuni, poi, avevano già altre offerte, e non c’erano i presupposti per rimanere. I matrimoni si fanno in due, comunque. Vogliamo costruire una squadra ex novo per ricominciare daccapo, con una nuova mentalità; questo senza nulla togliere ai ragazzi che c’erano prima.

Qual è la mentalità che vuole portare?

In primis cerco l’uomo. Chi viene qui deve essere anzitutto un uomo vero, una persona che viene a San Benedetto perché ne conosce la storia e il blasone, e si mette a disposizione per onorarli. Il calciatore è … ”secondario”. Prima che grandi atleti, voglio un gruppo forte, una squadra dove ognuno sia pronto a morire per il compagno.

Riguardo all’aspetto societario, è notizia di oggi la partnership tra Fiorentina e Sportlandia (società sportiva giovanile). Per la Samb c’è la possibilità di qualcosa del genere?

Non conosco Sportlandia né la natura dell’accordo, quindi non mi sento di dare opinioni in merito. Al momento non abbiamo vagliato opportunità del genere, ma non si esclude accada in futuro.

Si sente di fare una promessa ai tifosi?

Quelli che verranno a San Benedetto saranno uomini veri: ci metto la mano sul fuoco. Ogni domenica – che sia in casa o fuori – andremo in campo per vincere. Poi può succedere tutto: una traversa o un’espulsione possono compromettere una partita, se non un campionato intero. Il calcio non è una scienza esatta, ma noi giocheremo sempre per vincere, alla ricerca del miglior risultato possibile. E lo faremo con persone vere, dai giocatori, alla guida tecnica, a tutto lo staff.