MARTINSICURO – (continua dalla prima parte)…In cabina il capitano è intento a controllare la rotta. Dalle sue prime parole l’amore incondizionato per questo lavoro appare limpido come l’acqua che ci circonda. Non manca però nemmeno la voglia di cambiare un sistema che sta portando questo mestiere verso uno dei periodi più bui della sua storia recente. I fermi biologici nei periodi sbagliati, e che valgono spesso solo per le imbarcazioni italiane, la politica, lo sfruttamento intensivo e indiscriminato dell’Adriatico, sono tutti problemi a cui bisogna trovare al più presto una soluzione. Lo stipendio non è più quella di un tempo e spesso le fatiche, “le botte di mare”, non sono adeguatamente ripagate. Ancora qualche scambio di vedute sul rilancio del turismo locale, sulla piccola pesca e sulle proprietà nutrizionali del pesce azzurro, e già il sole è andato giù: ora bisogna trovare il pesce.
Sinteticamente, la pesca con la lampara funziona così: scelto un punto dove lo scandaglio segnala presenza di pesce, si mette in acqua un battello dotato di fortissime lampade. Dal battello si cala un sondino che va a misurare la corrente. Se c’è troppa corrente non si può calare la rete e bisogna spostarsi. Una volta individuato un punto buono, oltre al primo battello, ne vengono messi in acqua altri due, sempre dotati di luce imponente. Quando il pesce inizia a concentrarsi in quella zona i tre battelli si avvicinano e uno solo di loro resta con la luce accesa. Poi si cala la rete che formerà un grosso sacco dove confluirà tutto il pescato.
Il primo a scendere con il battello è Mario, 45 anni di navigazione alle spalle. C’è troppa corrente nonostante la presenza di moltissimo pesce azzurro, bisogna spostarsi ancora di qualche miglio. In cabina di comando le comunicazioni con le altre lampare iniziano a farsi frenetiche: i capitani si confrontano sui dati a loro disposizione, ci si scambia informazioni, ci si conforta in qualche modo.
Ad una quarantina di miglia dal porto di San Benedetto il capitano individua un altro punto. Questa volta la corrente può andare. Allora tutti a poppa per mettere in acqua i battelli di Umberto (lu Beccio) e di Fausto. I tre lupi di mare resteranno fermi su quel barchino per ore, avvolti dal rumore assordante dei motori che tramite una dinamo tengono vive le lampade. Sceso in acqua il cavo metallico (che stringerà in fondo la rete formando il già citato sacco) e calata la rete (tutte queste operazioni vengono svolte dai marinai con una precisione e una sincronizzazione incredibile), si aspetta per qualche ora. Dopo un caffè e una sigaretta, ci si ritira per riposare e attendere. La sveglia è intorno alle 2.30 ed ora si inizia a fare sul serio… (continua)
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