SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Concrete speranze per il ripristino del Giudice di Pace, anche se l’Ufficio non sarà a San Benedetto. L’Unione dei Comuni, che comprende Monteprandone, Acquaviva e Monsampolo, ha annunciato di voler mettere a disposizione il locale che potrebbe essere individuato nei pressi di Centobuchi.

I sindaci Stefano Stracci, Pierpaolo Rosetti e Pierluigi Caioni si farebbero inoltre carico della retribuzione di due componenti del personale, equivalenti al 50% del totale. Gli altri due li metterebbe a sua volta San Benedetto, con l’amministrazione Gaspari che attingerebbe dall’elenco dei propri dipendenti, già assunti ma occupati in altre mansioni.

Della questione si è dibattuto nel corso delle Commissioni Bilancio e Affari Istituzionali e, successivamente, alla riunione di maggioranza che ha decretato il semaforo verde alla proposta. A questo punto, il segretario generale del Comune dovrà indire la Conferenza dei Dirigenti e prendere una decisione.

L’eventuale delibera dovrà infine essere approvata dall’Unione dei Comuni e dal Consiglio Comunale di San Benedetto.
Il termine ultimo per avanzare l’istanza della reintroduzione del Giudice di Pace al Ministero della Giustizia scade il 30 luglio. Ad esprimersi favorevolmente nei mesi scorsi era stata la corrente renziana del Pd, a cui si sono aggiunti recentemente Movimento Cinque Stelle e Forza Italia.

Inevitabile dunque la coda polemica. “Abbiamo assistito ad una lezione di lungimiranza politica”, accusa l’ex democrat Sergio Pezzuoli. “Il comportamento di San Benedetto è stato umiliante, i cittadini se lo ricorderanno. L’opposizione è nata dal fatto che l’idea è partita dalla minoranza. Se sei comune capofila, devi comportarti da tale. Il Giudice di Pace dovrebbe stare nella nostra città, invece questa amministrazione decide deliberatamente di precludere l’opportunità al prossimo sindaco, che si insedierà nel 2016”. Concorda Pasqualino Piunti: “Non ci sono più alibi, anche perché il servizio si comincerebbe a pagare dall’anno prossimo”.

Ma è proprio sul capitolo economico che interviene la maggioranza: “Nel Bilancio di Previsione dovremo comunque inserire questa voce – obietta Giulietta Capriotti – abbiamo avuto dallo Stato meno finanziamenti, stiamo subendo una grave penalizzazione. Non sappiamo ancora quanti soldi ci arriveranno dal Governo. Di 1,7 milioni potrebbero tornarne 1 e cento. Non intendiamo aumentare le tasse ai cittadini. Il problema non era il giudice, che verrebbe pagato dal Dicastero, ma i cinque impiegati a carico”.