PESCARA – Dalle prime luci dell’alba del 16 giugno oltre 120 finanzieri del Comando Provinciale di Pescara, supportati da unità cinofile e da un elicottero del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia, stanno eseguendo una ordinanza di custodia cautelare. Quest’ultima è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pescara su richiesta della Procura nei confronti di 29 persone ritenute i promotori di una vera e propria “holding della droga” molto attiva in Abruzzo e fuori regione.

Le operazioni delle Fiamme Gialle stanno riguardando i territori di Pescara, Teramo e Chieti. Anche le province di Roma, Varese, Torino, Frosinone e Pisa sono nel mirino dei finanzieri.

I dettagli dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa in programma alle ore 11.30 del 16 giugno presso la sede del Comando Provinciale di Pescara.

AGGIORNAMENTO ORE 14  Con l’operazione odierna è stato disarticolato un sodalizio criminale che gestiva attraverso propri affiliati, veri e propri “responsabili d’area”, un fitta rete di “operai dello spaccio”, quasi tutti di etnia senegalese, capace di coprire tutta l’area metropolitana ed in particolare il litorale adriatico da Silvi a Francavilla al Mare. Sul territorio operava una vera e propria “holding” capace di muovere anche più di 40 chili di stupefacenti a settimana, gestita da un sodalizio criminale a struttura piramidale: vertice, importatori, grossisti, spacciatori di medio livello e spacciatori da strada.

Il soggetto ritenuto a capo dell’organizzazione è Mbaye Abdou, senegalese di 37 anni, residente in Silvi ma domiciliato a Montesilvano, già in stato di arresto per precedenti condanne. Egli gestiva gli enormi quantitativi di droga in arrivo nel circondario pescarese che riusciva a veicolare senza mai toccare personalmente un solo grammo di droga, occupandosi tuttavia in prima persona del flusso di denaro provento dello spaccio. L’organizzazione, capace di instaurare saldi contatti con criminali di etnie diverse (albanese, macedone e magrebina) era talmente spregiudicata ed aggressiva che a 15 affiliati è stata contestata la “recidiva specifica e reiterata”.

Secondo le indagini l’organizzazione poteva contare su basi logistiche in Senegal, dove lo stupefacente proveniente dal Sud-America veniva stoccato. Interi villaggi della Repubblica africana, probabilmente, si sostentano con il provento del traffico di droga e lì si addestrano, sin dalla giovane età coloro che nel prosieguo saranno deputati a svolgere la mansione di “ovulatore”, ovvero narco-corrieri che ingoiano ovuli di droga. La permanenza dei corrieri in Italia era sempre di breve durata ed esclusivamente finalizzata a guadagnare il più possibile per poi poter rientrare nel paese di origine. Solo i più intraprendenti hanno tentato la scalata della piramide per diventare, a loro volta, promotori/organizzatori di traffici dal loro paese. Il canale di approvvigionamento degli stupefacenti era diversificato: la marijuana proveniva dall’Albania direttamente a Pescara tramite corrieri albanesi o, alternativamente, reperita a Roma e trasportata a Pescara da corrieri senegalesi.

Le droghe pesanti, invece, entravano in Europa dal Belgio, venivano portate a Torino e, da quella città, tramite “ovulatori” di etnia senegalese, arrivavano a Pescara. Lo sviluppo delle indagini ha permesso di attaccare l’anello superiore dell’organizzazione, oggi sgominata, ed è stata disvelata una imponente rete di persone caratterizzate da un fortissimo senso di appartenenza all’etnia, legate a tradizioni e superstizioni di natura ancestrale. In proposito è stato accertato come i promotori dell’organizzazione, prima di dare il via a spedizioni o trattative aventi ad oggetto stupefacenti, facessero sistematico ricorso ai consigli dello “sciamano”, ovvero connazionale rimasto in Senegal, ritenuto uomo di esperienza, praticante anche arti magiche. Allo stesso sciamano si è rivolto uno degli indagati per segnalare i nomi di alcuni investigatori che lo avevano arrestato.

Delle 29 persone arrestate nell’operazione otto sono andate in carcere, undici ai domiciliari e dieci hanno avuto obbligo di presentazione quotidiana alla Polizia Giudiziaria.