GROTTAMMARE – Nel 2013 nel noto programma “Le Iene”, in onda su Italia 1, fu trasmesso un servizio che denunciava l’acquisizione di patenti nautiche “facili” alla scuola guida Fiorito Carlo di Napoli che in seguito erano rilasciate dall’Ufficio Marittimo di Pozzuoli. Autori del servizio furono Luigi Pelazza e il sambenedettese Mirko Canala. I due ottennero il rilascio delle patenti false in cambio di 3500 euro. Fu documentata con un servizio video l’intera truffa. I funzionari coinvolti nell’inchiesta sono stati condannati dopo aver patteggiato con la Procura di Napoli.

Mirko Canala e Luigi Pelazza, non avendo patteggiato, sono stati rinviati a giudizio per concorso in falso e corruzione. La prima udienza si terrà il 10 novembre. I due eseguirono la truffa non per beneficiarne ma per denunciare l’episodio increscioso. Come il giornalismo d’inchiesta spesso richiede. Per i Pm di Napoli e il gip, i due sono comunque colpevoli di aver commesso il reato e dovranno presentarsi a un processo. Ciò ha procurato incredulità sia agli autori del servizio sia al mondo del giornalismo.

Abbiamo incontrato Mirko Canala in redazione che ci ha raccontato la vicenda: “Per far venire a galla la verità riguardo a quella scuola guida abbiamo dovuto girare il servizio così come la situazione richiedeva. Non c’era altro modo. Sinceramente però non mi aspettavo un rinvio a giudizio bensì un ringraziamento. Quando mi è arrivata la notifica del processo sono cascato dalle nuvole, sono rimasto senza parole. Il giornalismo d’inchiesta rischia di scomparire. E naturalmente ne beneficerebbe la criminalità. Adesso a rischio c’è anche il mio mestiere, ovvero ‘preparare il terreno’ per realizzare i vari servizi contro le truffe. Avendo adesso un’ampia visibilità, tutto ciò complica le cose. Lo ritengo ingiusto. Confido nel lavoro del mio avvocato Carlo Taormina per risolvere questo caso. Credo più nell’operato dei legali che nelle istituzioni in genere. In questo momento mi vergogno di essere italiano. Sono davvero amareggiato”.

Abbiamo contattato telefonicamente l’avvocato Taormina, che assiste Canala, per chiedere una sua opinione riguardo alla vicenda. “E’ paradossale. E’ inaudito. Questo caso rischia di compromettere il giornalismo d’inchiesta e il duro lavoro di chi ogni giorno indaga per smascherare delle truffe. E’ incredibile che la magistratura voglia mettere a processo il mio assistito nonostante abbia dato un notevole aiuto alle forze dell’ordine nell’individuare questo raggiro. La Magistratura non si dimostra collaborativa in questo modo. Come in altri fatti di cronaca o politica. Avevamo richiesto il proscioglimento ma siamo stati disattesi e il mio assistito è stato rinviato a giudizio. Spero che l’Ordine dei Giornalisti, i media ma comunque l’intera cittadinanza segua questa vicenda perché è di una gravità assoluta. E’ a rischio non solo il giornalismo d’inchiesta ma anche la democrazia”.