SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Settimana decisiva per il destino di Peppe Giorgini. Eletto formalmente in consiglio regionale, l’esponente sambenedettese dei Cinque Stelle potrebbe dover lasciare il posto al candidato presidente Gianni Maggi a cui spetterebbe il seggio della circoscrizione di Ascoli Piceno, la più debole delle cinque marchigiane per via del “resto più basso”.

La Corte d’Appello si riunirà martedì. Nella memoria presentata dai grillini si fa presente che è stato lo stesso Maggi a rifiutare l’elezione nel Piceno, optando per quella da candidato consigliere nella circoscrizione anconetana.

Nel Movimento la preoccupazione è elevata, visto che la legge in tal senso non sarebbe chiarissima. “Non era previsto che un candidato governatore potesse essere eletto pure come consigliere – spiega Giorgini – tre giudici dovranno interpretarla. Non ho ancora capito come mai tutti i media avessero dato per certa la mia elezione quando non lo era. Non vorrei che succedesse quello che diceva sempre Giolitti: per gli amici le leggi si interpretano, per i nemici si applicano”.

Beffato nel 2013 con un ingresso al Senato sfumato nell’arco di una notte, Giorgini vede lo spauracchio del bis: “Il mio pensiero, ormai ricorrente, va a tutti quei cittadini che mi hanno dato la loro fiducia, non votando il Pd o Forza Italia, e che io non potrò ricambiare”.

Il caos è figlio di una norma elettorale del 2010 che assicura al candidato presidente arrivato secondo un seggio a Palazzo Raffaello. Maggi tuttavia si era premunito con una candidatura a priori in consiglio regionale nella sua circoscrizione. L’unica speranza di Giorgini è che la Corte d’Appello consideri valida la seconda strada.