SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dagli esordi nei palazzetti della Riviera delle Palme alle pedane internazionali il passo non è certo breve, ma non è troppo lungo per Valeria Schiavi, classe 1995, membro della Nazionale italiana di ginnastica ritmica, prima junior e poi senior, dal 2008 al 2014. Con le Farfalle azzurre ha vinto due medaglie d’argento ai Mondiali di Kiev del 2013 (nel concorso generale e nell’esercizio con le dieci clavette), una medaglia d’argento agli Europei di Baku del 2014 (nel concorso generale), undici medaglie in Coppa del Mondo tra il 2013 e il 2014, di cui sette ori, due argenti e due bronzi. Un talento naturale, che le ha permesso di raccogliere risultati importanti già da giovanissima, ai Campionati nazionali di categoria (tre titoli italiani da individualista, due titoli italiani e un secondo posto con la squadra) e nel Campionato di Serie A (Vice Campionessa italiana con la Società Aurora Fano), e chissà come sarebbe andata se mamma Natalia avesse accettato la proposta della Campionessa olimpica Nelli Kim di farla partire per l’America e di iniziarla alla ginnastica artistica. Quel che è certo è che, grazie al suo DNA vincente, Valeria ha avuto una carriera ai massimi livelli, ricca di soddisfazioni e di insegnamenti, ma interrotta troppo presto da un infortunio. “Life goes on”, la vita va avanti, e la Farfalla punta a volare in alto anche fuori dalla pedana.

Come ti sei avvicinata alla ginnastica ritmica?

“Mia madre, bielorussa, è stata una saltatrice in lungo di alto livello e condivideva la sede degli allenamenti con le atlete della ginnastica ritmica, quindi aveva avuto modo di entrare in contatto con questo sport. A due anni e mezzo ero una bambina iperattiva  e il caso ha voluto che vicino al mio asilo ci fosse una palestra dove ad insegnare ginnastica ritmica c’era la Campionessa bulgara Diana Popova, che mia madre conosceva e che è stata la mia prima allenatrice”.

Hai iniziato a San Benedetto, sei passata per Ascoli Piceno e infine sei arrivata a Fano. Quali sono state le dinamiche di questi trasferimenti?

“Con Diana Popova mi trovavo bene, ma purtroppo San Benedetto non era dotato di un impianto idoneo alla preparazione per l’agonismo. Avevamo sentito che ad Ascoli c’era una società valida, la Sport Life, che aveva anche una buona struttura, e sono andata lì. Fano è stato il salto di qualità che mi ha permesso di arrivare ad alti livelli. Lo conoscevamo perché aveva vinto dieci Scudetti in Serie A ed è stato mio padre a volere che ci andassi, perché sapeva che avrei avuto l’opportunità di crescere ulteriormente come atleta. Così mi sono trasferita con mia madre”.

Quando sei entrata nella squadra nazionale?

“A gennaio del 2008, pochi mesi dopo aver vinto i Campionati nazionali di categoria, ho ricevuto la convocazione per la Nazionale junior. Nel 2010 ho fatto il mio primo ritiro con la squadra senior, ma sono stata convocata ufficialmente soltanto nel 2012, dopo il bronzo alle Olimpiadi di Londra, quando bisognava formare il nuovo team. Di sei ragazze ne hanno scelte cinque ed è così che è iniziata la mia avventura con le Farfalle azzurre e con l’allenatrice Emanuela Maccarani, che ringrazio profondamente per aver creduto davvero in me e per aver fatto tanto, sia per la squadra che per le singole ginnaste”.

Che emozioni hai vissuto con le Farfalle azzurre?

“Innanzitutto, far parte di una squadra è molto diverso dall’essere un’individualista: non entri in pedana da sola, ma con l’energia di tutte le tue compagne e devi avere i nervi saldi, dato che il minimo errore può essere fatale. Ad ogni gara sentivamo tanta responsabilità, sapevamo che c’era tutta una Federazione (la Federazione Ginnastica d’Italia, ndr) a sostenerci e quindi volevamo fare bene. La più grande emozione l’ho vissuta in occasione del mio debutto da titolare, in Coppa del Mondo a San Pietroburgo, perché si stava realizzando il mio sogno. Indimenticabili sono poi l’argento ai Mondiali di Kiev e gli argenti agli Europei di Baku: attendevamo trepidanti il risultato e, quando abbiamo saputo di aver conquistato una medaglia, abbiamo avuto una scarica di adrenalina pura”.

Un grave infortunio al ginocchio ti ha costretta a ritirarti dall’attività agonistica. Come hai affrontato questa situazione?

“Mi sono trovata molto disorientata, era come se fossi stata catapultata dal mondo sportivo a quello reale, anche perché ho ricevuto la notizia di dover smettere in maniera abbastanza improvvisa. Devo ringraziare i miei genitori, che mi sono stati molto vicini e mi hanno spinta ad intraprendere altri percorsi. Sono partita per l’Inghilterra per perfezionare il mio inglese e per non perdere l’abitudine a studiare e mi sono iscritta all’università, cosa che avevo effettivamente programmato, ma non prima del 2016”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

“La mia priorità è sicuramente l’università, che inizierò a fine agosto. Ho scelto Scienze della Comunicazione a Lugano, una facoltà che spero mi permetta di entrare nel mondo del business e del management, ma non mi dispiacerebbe, più in là, rimanere nell’ambito della ginnastica ritmica. L’obiettivo primario, per ora, rimane comunque lo studio”.

Grazie allo sport hai viaggiato tanto. Ti senti legata a San Benedetto?

“Sì, perché è la mia città, quella dove sono nata e in cui è nata la mia passione per la ginnastica ritmica, un amore che mi accompagnerà sempre. Inoltre la mia famiglia vive ancora qui, quindi, anche se non ci torno spesso, San Benedetto la porto nel cuore”.