SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Anche queste elezioni regionali sono passate, portandosi dietro vincitori, sconfitti, trionfi e docce fredde. Molto è stato detto e scritto, ma rimangono ancora diverse curiosità e retroscena da raccontare.

A CERISCIOLI MENO VOTI DI MARINELLI Vincitore assoluto delle Regionali, Luca Ceriscioli è stato eletto governatore grazie alle 251.050 preferenze andate alla sua coalizione. Un dato assai negativo per il neo-presidente: Gian Mario Spacca nel 2010 ne ottenne ben 409.823. E persino Erminio Marinelli, espressione dell’allora centrodestra, ne conquistò 306.076.

ALTI E BASSI Restando in tema di preferenze, Anna Casini del Partito Democratico è risultata la più votata dell’intera regione con oltre 7 mila adesioni. La maglia nera nella circoscrizione di Ascoli Piceno va invece a Giuliana Borrello di Uniti per le Marche, ferma ad appena 6 schede a favore.

FLOP DELLE PREFERENZE Non solo astensione. L’altro spauracchio di queste Regionali sono state le preferenze personali. Tanti elettori hanno optato per la sola ‘ics’ sul simbolo, evitando di trascrivere il nome del candidato. Una delle liste più penalizzate è stata quella del Movimento Cinque Stelle. Fiutando il rischio, negli ultimi giorni di campagna elettorale Peppe Giorgini ha fatto stampare nuovi manifesti con l’indicazione relativa al proprio cognome: “Inizialmente avevamo affisso quelli generici, tra cui quello dove annunciavamo l’arrivo di Di Maio”, confessa il neo-consigliere.

IL PAZZO LUNEDI’ DI GIORGINI Sempre Giorgini ha vissuto un lunedì anomalo, dove il cambio d’umore l’ha fatta da padrone. Alle prime luci dell’alba, nonostante nella circoscrizione di Ascoli fosse stata assegnata una poltrona ai Cinque Stelle, si era fatta largo l’ipotesi della seconda beffa consecutiva per l’esponente sambenedettese per via di complessi meccanismi elettorali. “Il mio destino è così – scriveva Giorgini alle 7.21 – sono il primo nel Piceno ma passa Maggi, candidato governatore, al posto mio. Pazienza. Continuerò a fare quello che ho sempre fatto. Grazie a chi ha creduto in me”. Al post su Facebook sono seguite telefonate, dubbi, contestazioni e interviste, fino al colpo di coda delle 13 e 56: “Mi ha chiamato adesso Gianni Maggi e mi ha confermato la mia elezione a consigliere regionale. Finalmente un cittadino qualunque può rappresentare il popolo marchigiano. Ringrazio tutti quelli che mi hanno dato questa possibilità”. Un’altalena di emozioni che Giorgini ha vissuto a distanza attaccato al cellulare, visto che era stato invitato ad un matrimonio a Giulianova.

DI CHE PARTITO SEI? Tra le schede scrutinate a San Benedetto non è passato inosservato il voto dato al democrat Benigni, ma di fianco al simbolo di Forza Italia. Sorte simile per Giulio Natali di Fratelli d’Italia, accostato al logo del Pd.

WHATSAPP BOOMERANG Sindaco, assessori e consiglieri comunali contro. E’ stato il mantra degli ‘urbinatiani’ durante lo spoglio, rinvigorito ogni volta che dalle sezioni giungevano notizie confortanti. “Non solo il Pd, ma anche gli altri partiti hanno remato contro di noi”, ricordava Urbinati. E alle 5.40, ad elezione ufficializzata, il pensiero è volato verso le indicazioni di voto inviate dal sindaco alla vigilia, in sostengo del rivale Benigni.

IL SILENZIO DI GASPARI Attivissimo sui social, proprio Gaspari lunedì notte si è reso protagonista di un surreale silenzio, evidenziato nella sede elettorale renziana di Via Risorgimento. L’unica concessione è stata una fredda foto di ringraziamenti postata attorno alle 2 a firma del vincitore Ceriscioli, oltre all’in bocca al lupo di rito rivolto ai neo consiglieri regionali il mattino successivo.

MERLONGHI, L’INTRUSO Ha lasciato perplessi la trovata di Dante Merlonghi di salire sul palco assieme a Luca Ceriscioli in occasione del comizio finale del Pd a San Benedetto. Il candidato di Uniti per le Marche ha affiancato Fabio Urbinati, Claudio Benigni, Monica Acciarri ed Anna Casini. “Abbiamo un intruso”, ha scherzato il segretario provinciale Antimo Di Francesco. Ironia che ha mal celato l’oggettivo imbarazzo dei presenti.

MONTEPRANDONE, URBINATI NON SFONDA Da sempre dipinta come una delle roccaforti di Urbinati, ha al contrario generato stupore il responso uscito dalle urne di Monteprandone. Nel paese guidato da Stefano Stracci l’ex assessore si è imposto come da pronostico, ma non ha dilagato: 495 voti per lui, con Benigni che ha comunque tenuto botta a 304. Staccatissime la Acciarri a 115 e la Casini a 114. Per cogliere l’anomalia basta analizzare i dati di Offida, dove l’influenza ‘agostiniana’ ha fatto schizzare le preferenze per la Casini. L’ascolana ha ottenuto 590 voti, Urbinati appena 28, davanti alla Acciarri (17) e Benigni (16).

POLEMICA AD ACQUAVIVA Da sottolineare pure la situazione acquavivana. In Fortezza Anna Casini si è classificata ultima con 37 voti, dietro a Claudio Benigni con 44 e Fabio Urbinati con 71, mentre lo scettro è finito nelle mani di Monica Acciarri (83). “Forse il circolo del Pd dovrebbe porsi delle domande e darsi delle risposte”, ha dichiarato l’assessore Simone Bartolomei, riferendosi al non allineamento con il trend provinciale e al precedente risultato delle primarie per la scelta del candidato presidente. Ad Acquaviva vinse infatti Marcolini.

SPACCA COME MONTI Da governatore uscente con due mandati alle spalle a quarto classificato. Il tracollo di Gian Mario Spacca ha riempito i discorsi della lunga notte elettorale. I pareri più severi sono arrivati – come prevedibile – dal Pd. In Spacca in molti hanno rivisto la parabola discendente di Mario Monti.