SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La definiremmo tranquillamente la peggior campagna elettorale di sempre se non fossimo certi di venire smentiti alla prossima tornata. Eppure, risulta difficile immaginare uno scenario più imbarazzante di questa pazza corsa a Palazzo Raffaello, dove gli alleati di un tempo non sono più alleati e i nemici del passato sono diventati fedeli compagni di viaggio.

Ormai lo sanno anche i sassi: da una parte c’è il presidente uscente Spacca che, vedendosi negata la possibilità del terzo mandato dal Pd, ha bussato alla porta di Forza Italia, oppositrice di Spacca per un decennio. E dall’altra c’è il Pd, che si rinnova con Ceriscioli demonizzando a sua volta il suo (ex) governatore.

Sembra la trama di “Se fossi in te”, film nel quale i protagonisti – diversissimi tra loro – finiscono con lo scambiarsi le vite a causa di un incantesimo. Ma qua i sortilegi non c’entrano niente. C’entra semmai la “strategia” politica, con le virgolette assolutamente doverose.

Prendete il Pd. In vari comizi importanti dirigenti locali hanno avuto il coraggio di rivendicare il protagonismo in Regione: “Basta col Piceno che chiede l’elemosina, occorre aprire una fase nuova”. Come se Spacca non fosse soprattutto espressione dei democratici, con ben cinque assessori che si sono dimessi solo una volta che il presidente ha ufficializzato la liason con i berlusconiani.

Forza Italia, dal canto suo, è salita sul primo treno che passava. Poteva non farlo e non sono in pochi nel movimento azzurro a credere che sarebbe stata più auspicabile una sonora sconfitta, ma perlomeno dignitosa.

Nonostante le apparenze, in Riviera l’inquietudine è palpabile. Nessun sambenedettese ci ha messo la faccia: la principale preoccupazione del centrodestra è per le Comunali del 2016. L’elettorato va tenuto buono per le amministrative e una palese alleanza con l’ex avversario rischierebbe di allontanare l’elettorato più disincantato.

Spacca ha garantito (senza troppa convinzione) che il matrimonio tra Forza Italia e Marche2020 proseguirà pure in futuro, con un progetto ad hoc che riguarderà San Benedetto. La sensazione, al contrario, è che passato il 31 maggio ognuno tornerà ad intraprendere il proprio tragitto, in maniera del tutto indipendente.

Sanità, turismo, stoccaggio del gas, dragaggio del porto, cassa di colmata, ripascimento. Forza Italia in questi anni non ha risparmiato alla giunta regionale critiche e contestazioni, salvo poi catapultarle tutte su Gaspari, “incapace di sfruttare le opportunità che Spacca metteva a disposizione”. Sì, vabbè.

Non che il sindaco abbia brillato per coerenza, s’intende. Dai viaggi in Russia alle trasferte in Oriente, il rapporto tra i due si era cementato a tal punto da rendere concreta l’ipotesi di un assessorato a Gaspari in un’eventuale giunta-tris di Spacca. Non a caso, il primo cittadino spinse fino all’ultimo per una conferma del governatore.

“Non mi appassiona il discorso generazionale”, dichiarò il 7 giugno 2014. “Il Pd ha una grande responsabilità. Se avessimo voluto superare Spacca avremmo dovuto mettere in atto una direzione politica tale da avere oggi un candidato naturale. Spacca rappresenta una straordinaria risorsa per il centrosinistra delle Marche e dell’Italia. Dobbiamo creare una nuova classe dirigente e lui deve essere quello che traghetta il nuovo che arriva. Il partito non ha tracciato il percorso”.

In realtà le alternative c’erano eccome. Compreso lo stesso Ceriscioli, che Gaspari aveva sponsorizzato poco tempo prima per la segreteria regionale del Pd.

“Spero che abbiate consapevolezza che Spacca ha rifiutato ruoli ministeriali”, aggiungeva il sindaco. “E’ una risorsa. siccome non è stato fatto un percorso allora non voglio buttare all’aria quell’esperienza straordinaria. Sono andato in giro con lui molte volte, So quanto siano suoi certi contatti. Ad esempio quelli con gli Emirati Arabi”.

In politica il trasformismo è regola, stavolta però si è un pochino esagerato.