Elezioni. Torno sull’argomento per un ‘particolare’ che ieri è stato toccato dall’onorevole Di Maio del Movimento 5 Stelle. Il problema dei ‘non votanti’. Coloro cioè che non accettano più di essere presi in giro da quei politicanti che vedono la loro elezione (in Regione nel caso attuale)  come una svolta economica della propria vita e nient’altro.

Insomma vanno in cerca di sistemazione. Se non è così promettessero anche loro il taglio del proprio stipendio in caso di elezione e anche che si priverebbero di altri privilegi. Magari qualcuno degli astensionisti tornerebbe a votare e a votarli. Non lo faranno mai. Sarebbe un controsenso rispetto ai motivi per cui un giorno decisero di mettersi in politica

Anche la diatriba sulle spese elettorali fatico a capirla: nell’era della comunicazione facile e globale, per farsi conoscere basta poco: un ‘curriculum vitae‘ sui social dovrebbe essere più che sufficiente al posto di facce sorridenti sui manifesti e volantinaggi vari. Continuano a farlo perché non hanno un CV che  ne giustifichi il ruolo di amministratore pubblico. Sopperiscono con l’immagine fine a se stessa e con il ‘voto di scambio’, la piaga del secolo.

Un altro motivo per cui tanta gente non va a votare va ricercato nella rassegnazione che il loro voto non servirebbe per vincere, una strategia che i cosiddetti ‘grossi’ Partiti adottano con successo da anni: “Non sprecare il tuo voto, se non vuoi darlo a noi, non perdere  tempo con i partitini, è meglio che te ne stai a casa, vai al mare o in montagna nel prossimo week end“. Una trappola in cui molti di noi sono caduti.

Se però, fino a qualche tempo fa, la previsione dei ‘grossi’ Partiti poteva essere azzeccata, oggi non lo è più. Ho anche il sentore che la piaga del clientelismo sia in via di guarigione. Spiego perché con un esempio. Il clientelismo, che ha la prima fase nel voto di scambio, è una ‘cascata’ a più livelli: il primo è costituito da quegli elettori che hanno un contatto diretto con il candidato (voto di scambio), il secondo livello da coloro, i più semplici e ingenui, che vengono invogliati a votare tizio o caio, esaltandone le doti,  da quelli del primo livello (i cosiddetti galoppini) per un loro futuro interesse strettamente personale.

Una perfida strategia che, però, non funziona più, o meglio funziona sempre meno. Negli anni, infatti, in molti hanno scoperto che, i cosiddetti galoppini che li avevano convinti, avevano ottenuto ‘privilegi’ che loro nemmeno si sognano “Adesso ho capito perché sei venuto a casa mia per dirmi di votare tizio o caio…“. Di fronte a ciò, ai mestieranti della politica il ‘non voto’ diventa ancor più lo spiraglio migliore per mantenere… la propria percentuale.

Per questi motivi e, siccome nella trappola sono caduto anch’io seppur con qualche ragione in più, esorto la cittadinanza ad andare a votare. Per chi gli pare ma con la propria ‘testa’. Sarebbe la prima dimostrazione di quella maturità della quale il popolo italiano ha impellente bisogno. A morte il voto inconsapevole.