POLITICA – La politica sta diventando sempre più una barzelletta. Brutta perché non fa ridere, anzi.
Quello che sta accedendo in campo nazionale, regionale e locale è la cartina al tornasole di un problema grandissimo: generalmente chi decide di intraprendere la strada dell’Amministrazione pubblica lo fa per guadagnare di più e basta.
La radice del male, però, risiede purtroppo nei cittadini che votano, i quali riescono anche ad aumentare il numero di quelli che non vanno alle urne perché nauseati da chi è stato eletto.
Parto dalle prossime elezioni regionali. La mia mentalità ‘bacata’ mi fa pensare che quando una persona dà la sua disponibilità a candidarsi deve aver dimostrato con la sua vita di essere una persona leale e onesta innanzitutto, di mantenere la parola data e di avere notevoli capacità intellettive che gli permettono di svolgere ruoli amministrativi e morali che vanno a pesare sulle spalle di altri essere umani, i cosiddetti cittadini.
Tranne qualche eccezione (chi non lo è, lo sa), nei tempi moderni la capacità di accaparrarsi voti sta nell’avere la faccia tosta di entrare o far entrare nelle case della gente per chiedere una ‘crocetta’ sul proprio nome in cambio di qualche vantaggio personale e non per migliorare la vita della comunità di riferimento, il cosiddetto clientelismo al quale ancora molti elettori abboccano. Egoista chi chiede, egoista chi accetta.
Ho visto in giro persone che hanno già ricoperto importanti ruoli istituzionali prestarsi in basse operazioni clientelistiche per favorire un candidato che poi regolarmente dovrà ricompensarlo. Insomma il merito non esiste più, tantomeno il curriculum vitae che dovrebbe essere l’elemento principale per accreditare una persona in un ruolo così importante e remunerato come un consigliere regionale. La pura realtà è che spesso e volentieri si vota a casaccio. Tanto meno contano i risultati ottenuti in compiti amministrativi precedenti, magari nel proprio territorio.
Una raccomandazione che mi sento di fare è appunto quella di andare a votare ma anche di pensarci dieci volte, di informarsi più possibile e non apporre il proprio consenso con superficialità. Il voto inconsapevole è, infatti, la piaga più grande perché spesso genera politici dannosi, altrettanto superficiali ed interessati esclusivamente al proprio ed esclusivo benessere economico.
Quello che sta accadendo in Parlamento è altresì lo specchio di quanto scritto sopra. Se da una parte il premier Renzi va elogiato per la determinazione con cui vuole raggiungere certi traguardi, dall’altra i suoi modi sono da ‘fine che giustifica i mezzi’. Che sia un fine giusto potrà dirlo soltanto il tempo, anche se fino ad oggi, a molte sue parole non hanno corrisposto fatti concreti.
Per esempio un “mezzo” di Matteo Renzi si basa proprio sulla conoscenza che lui ha dell’inconsistenza della classe politica italiana e quindi di molti componenti del Pd, il suo Partito. Come una mannaia usa parole tipo “o si fa così o si va alle elezioni” con il chiaro scopo di trovare consensi in quei parlamentari che, non seguendolo, rischiano di perdere (e non riavere più) lauti stipendi per almeno altri 30 mesi. Basta usare una calcolatrice per quantificare il ‘danno’.
Un pensiero che non dovrebbe nemmeno sfiorare parlamentari seri o essere messo in primo piano rispetto a ‘input’ renziani che non condividono. Lo è invece perché la discesa in politica, per moltissimi di loro, come spiegavo a l’inizio, è nata dall’idea di far soldi e non per dedicare il proprio tempo, ben pagato, ad una buonissima causa qual è il benessere e la difesa dei propri concittadini.
Purtroppo sono così tanti, insufficienti culturalmente e moralmente, i parlamentari attaccati alla poltrona e consapevoli che non sarà facile riconquistarla una volta persa, che sono loro l’ago della bilancia. Apparentemente sono i fedelissimi renziani e i 38 ‘ribelli’ Pd (dichiaratasi l’altro giorno in occasione della fiducia all’Italicum), i responsabili delle scelte che verranno fatte, mentre in realtà il peso sulla bontà o meno di una nuova Legge elettorale (l’ultimo caso) sta sulle spalle della stragrande maggioranza dei gregari che, come detto sopra, non ragionano in funzione del merito ma esclusivamente in base alle loro tasche. Il male dell’Italia è tutto qui. Ma che male!
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