SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ho ricevuto alcuni giorni fa un invito che mi ha fatto molto piacere. Sia per l’amicizia che mi legava al grande poeta sambenedettese qual è stato Giovanni Quondamatteo, sia perché merita ampiamente un riconoscimento a vita come ci ricorda il più grande storico nostrano di tutti i tempi, Gabriele Cavezzi.

Caro Nazzareno,

mi rivolgo a te perché sei stata una delle persone più vicine a Giovanni Quondamatteo, il nostro poeta scomparso circa due anni fa: lo sei stato per le sue indimenticabili esibizioni verbali ma soprattutto nella pubblicazione dei suoi lavori.

La mia preghiera, che intendo rivolgere tuo tramite a tutte le autorità locali ed alle persone di cultura della nostra città, è quella di poter dedicare a Quondamatteo una lapide nella casa via Volturno dove Giovanni è vissuto ed è deceduto; così come è stato fatto per Bice Piacentini e Giovanni Vespasiani, suoi precursori. Si tratta di un immobile posto nell’antico borgo marinaro, dove Giovanni – dopo esserci a lungo vissuto – volle terminare i suoi giorni. Quando andai a trovarlo in ospedale, perché stava molto male, mi confessò che avrebbe voluto morire in quella che era stata la sua dimora per tanti anni, e così fece.

Giovanni non è stato solo un poeta dialettale: le sue composizioni che ci ha lasciato sono spesso anche strumenti di analisi storica di personaggi, situazioni, tradizioni, offerte con la bellezza e il recupero di una preziosità unica.

Giovanni è ancora nel cuore di molti e dobbiamo impegnarci a farlo conoscere anche alle future generazioni. La lapide sarà uno strumento non solo finalizzato alla memoria di un personaggio, ma anche ad accendere la curiosità per conoscerlo e valorizzarlo per quello che merita.

Gabriele Cavezzi

Una invito al quale non ho nulla da aggiungere se non girarlo agli organi preposti di San Benedetto del Tronto nella speranza di un riscontro positivo. Giovanni Quondamatteo ha scritto due libri: La uleje  e Lu caleje.