Katiuscia Chiappini è vicepresidente provinciale di Forza Italia

Dunque decadimento, sì. Ma anche bellezza.

Non è difficile restare ancora innamorati di questa San Benedetto che nelle giornate di sole è tutta verniciata dell’azzurro del cielo. E dell’azzurro del mare che se ne sta lì a portata di mano proprio come il respiro e che schiuma appena sulla sabbia chiamandoci già alla primavera. Uno spettacolo sul quale rifarsi gli occhi. Nonostante tutto.

Certo, amarla costringe a indugiare e ad arrovellarsi sui suoi aspetti meno nobili, meno risolti. A indignarsi e a non rassegnarsi dinanzi alle sue brutture. E a dirle. E pazienza se in questo basso mondo ciò possa comportare attacchi e critiche. Tutto ha un prezzo in questa vita, si sa.

Tante cose non vanno e il 2016 è vicino. L’impietosa convinzione di fondo è che se nei prossimi anni ci affideremo alle sole semplificazioni o ai progetti liberi da strategie complessive per la città, il suo destino sarà la tristezza.

Non è più il tempo delle promesse. Gli annunci non servono più. Serve un riscatto di questa comunità che può passare solo dalla voglia di riscatto dei singoli.
Per ridare dignità a San Benedetto.

Perché quelli che l’hanno governata per quasi dieci anni basta leggerli, ascoltarli o guardarli per comprendere quanto manchi in loro la passione civile, l’amore incondizionato per questa città bella e morente. Ma il fallimento di una amministrazione va difeso sempre comunque e a oltranza, no? E quindi se ne stanno lì a ingoiare gli ultimi rospi di tutte le inefficienze del “prode condottiero”, ormai sul viale del tramonto, in attesa di afferrare al volo l’osso lanciato.

Uno spettacolo penoso, la pochade che non fa nemmeno ridere più, la triste sbornia. Solo questo. Poco altro. L’importante è saperlo. Senza rancore.